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Université du Québec à Montréal
L’esempio di Jelsi
In occasione della sagra del grano, che
si svolgerà il 29 agosto prossimo nel parco St-Simon, propongo al lettore una
riflessione sulla straordinaria fedeltà alle origini, dimostrata negli anni
dalla comunità jelsese di Montréal.
Non penso che vi sia qualcuno tra i nostri lettori che non abbia mai sentito
nominare Jelsi, la cittadina del Molise da cui sono emigrati in tanti. A
Montréal, infatti, vi è una comunità di Jelsesi numerosa, prospera e dinamica.
Eppure Jelsi è un puntino che non sempre le carte geografiche dell’Italia
registrano.
In certi casi l’emigrazione produce spopolamento e si traduce quindi in una
“riduzione” del luogo di partenza. Vi è il caso estremo di certi paesini,
spopolati dall’emigrazione e ridotti ormai a gusci vuoti.
L’esempio di Jelsi ci dimostra invece che l’apporto degli emigrati può tradursi
in un “ampliamento” dell’angolino di terra lasciato, attraverso la creazione di
una nuova, più ampia realtà. Mi riferisco alla nuova identità jelsese, creata
dall’apporto degli Jelsesi approdati nei luoghi più lontani, ma rimasti per
sempre fedeli alle proprie origini, e uniti tra loro da un’ammirevole
solidarietà. È impossibile parlare oggi di Jelsi e degli Jelsesi rimasti a
vivere nelle case dei padri e dei nonni senza includere la Jelsi d’oltrefrontiera:
la Jelsi di Buenos Aires, la Jelsi di Caracas, e soprattutto la Jelsi di
Montréal. Quest’ultima non si dimentichi ha dato personaggi notevoli alla
realtà economica e politica di questa Provincia. Tra questi mi limiterò a
menzionare l’ex ministro John Ciaccia, figura maiuscola di politico per la sua
grande coerenza e la sua indiscutibile abilità.
Gli Jelsesi di Montréal, malgrado la loro riuscita integrazione, hanno sempre
mostrato un profondo attaccamento alle proprie radici, che affondano nella
civiltà contadina del Molise. E anche se le forme esteriori di questo mondo
paesano sono in gran parte scomparse, l’anelito verso la civiltà contadina
sopravvive tenace negli animi di coloro che il destino collocò in lidi lontani.
Infatti, paradossalmente, il traumatico distacco dell’emigrare ha rafforzato i
vincoli ideali con quella lontana realtà.
L’interscambio, vale a dire i costanti rapporti degli Jelsesi della diaspora con
la cittadina lasciata, i loro frequenti ritorni, i legami familiari con i
rimasti, come anche le visite all’estero dei rappresentanti delle istituzioni
comunali e regionali hanno avuto come risultato che l’identità di Jelsi si è
trasformata. Oggi, infatti, è impossibile considerare questa cittadina molisana
senza tener conto della sua popolazione d’emigrati, che è ancora più numerosa
della stessa popolazione rimasta.
Grazie al lievito di quest’amore lontano, la Jelsi geografica, determinata nel
tempo e nello spazio, ha ceduto il passo ad una Jelsi “ideale”, in fondo non
meno reale della prima ma fatta della materia di cui sono fatte le cose
dell’anima. I confini di questa minuscola località del Molise si sono infatti
dilatati per includere le comunità dell’estero, unite dalla solidarietà profonda
che solo può esistere tra coloro che condividono la memoria dell’irripetibile
passato, cosìsimile ad una giovinezza che non tornerà più.
Io m’inchino e onoro quest’amore per Jelsi, piccola patria, simbolo di tutte le
nostre piccole patrie, lontane fisicamente, ma che sopravvivono in noi
ingigantite dallo spirito.
L’avvenimento chiave che sancisce questa fedeltà a Jelsi è la sagra del grano,
celebrata ogni anno a Montréal, l’ultima domenica di agosto,
sull’esempio di quella che da tempo immemorabile si svolge a Jelsi. E da questa
coincidenza di celebrazioni traspaiono il desiderio di continuità.e la
salvaguardia di un’identità profonda.
L’anno prossimo si verificherà a Jelsi un avvenimento eccezionale: la
celebrazione del bicentenario della sagra del grano in onore di Sant’Anna,
patrona di Jelsi. I festeggiamenti vedranno la partecipazione di un gran numero
di Jelsesi emigrati, desiderosi di
dimostrare l’amore e la fedeltà alla terra che li ha visti nascere.
Il "Corriere Italiano" (Montréal)
settembre 2004 Claudio Antonelli
(Montréal)