Sabato 14 novembre 2015, in occasione
della ricorrenza di San Martino di Tours, a partire dalle ore 20.00, attraverso
il suggestivo borgo antico di Jelsi, si potranno visitare esposizioni e mostre,
ascoltare musica, assaggiare dell’ottimo vino e degustare specialità di un tempo
rievocando una tradizione ormai quasi in disuso come la “Pizzë chi sold (pizza
con i soldi)”.
La Pro Loco allestirà cinque “taverne” per la somministrazione di piatti tipici
jelsesi e di vino locale. Durante la serata, quindi, i visitatori avranno la
possibilità di sostare nelle “taverne” per assaporare gustosi pasti e
sorseggiare dell’ottimo vino.
Nelle taverne verranno serviti in ordine le seguenti pietanze:
1) Taverna - Pane dorato (pane fritto con uova)
2) Taverna – Ffunnateglie (stufato di pomodori, peperoni, melanzane, cipolla)
con uovo
3) Taverna – Taccozze al pomodoro
4) Taverna – Bocconcini di maiale con patate e peperoni sott’aceto
5) Taverna - Dolci e sangria.
Sarà, inoltre, possibile visitare le esposizioni degli artisti e artigiani
jelsesi che esporranno i propri prodotti lungo il percorso di "Jelsi borgo
diVino", mentre una vetrina particolare sarà riservata alla Festa del Grano in
onore di Sant'Anna che, nei locali della Cappella dell'Annunziata esporrà
materiale storico, opere in grano e fotografie di una delle più importanti,
antiche e famose manifestazioni molisane.
L'intera manifestazione sarà allietata da momenti musicali da gruppi che si
muoveranno lungo tutto il percorso e da una simpatica e particolare lotteria.
Da sempre nel giorno in cui si ricorda San Martino, l’11 novembre, si è soliti
assaggiare il vino novello accompagnato da una peculiarità tutta jelsese
chiamata, negli altri mesi dell’anno, anche “pizzë mal lèvt” quando al suo
interno non venivano inserite monete. Era usata con parsimonia dalle famiglie
contadine di un tempo a causa dell’elevato costo della farina bianca,
ingrediente principale, e da ciò nasce anche il detto “Chi vò mannà a casa à
rruin, pizzë mal lèvt e tagliulin” (Chi vuol mandare in rovina una casa deve
cucinare pizza non lievitata e tagliolini).
Gli ingredienti, farina tipo “0”, sale e acqua, venivano impastati sulla
spianatoia fino ad ottenere un composto omogeneo e morbido che poi si stendeva
con il mattarello, in dialetto lainatur, per dargli la forma della pizza con uno
spessore di 4/5 cm. A questo punto venivano nascoste nell’impasto delle monete,
precedentemente bollite per sterilizzarle, si praticavano dei fori in superficie
con una forchetta, si benediceva con il segno della croce e si metteva a cuocere
sulla “liscia”, il focolare del camino, opportunamente riscaldata e coperta con
il “sesto”, una coppa metallica, a sua volta ricoperta di carboni e cenere
calda.
L’origine di questa tradizione è da trovare nel ricordo del culto della
generosità del cavaliere di Tours che donò metà del suo mantello ad un
mendicante seminudo che chiedeva l’elemosina.
La data dell’11 novembre era lungamente attesa dai bambini che avevano
l’occasione di mangiare la pizza e intascare gli spiccioli che trovavano al suo
interno.
Giampaolo Papa
Presidente Pro Loco di Jelsi