Intervista ai ragazzi di jelsi sulla festa del grano, che jelsi ogni anno dal 1805 offre a Sant’Anna

Uno dei metodi più accurati per saggiare le opinioni di un popolo è sicuramente l’intervista ovvero la semplice trascrizione delle parole pronunciate da persone che vivono in maniera attiva la quotidianità di un borgo come Jelsi. Infatti ho scelto questo tipo di indagine per scoprire fino in fondo cosa rappresenta la festa di Sant’Anna per gli jelsesi. Ho deciso di sottoporre le mie domande ad una fascia di età che solitamente non si esprime molto: i ragazzi. Di solito i giovani si mostrano schivi davanti alle telecamere mettendo in mostra una timidezza solo apparente quindi mi sono posto come obbiettivo quello di farli esprimere liberamente, esortandoli a snocciolare la loro cultura su questa festa molto conosciuta in Molise. Ecco i miei dialoghi…

Ciao, oggi sono qui per farti alcune domande sulla festa simbolo del tuo paese, la Festa del Grano, in onore di Sant’Anna. Secondo te quali sono i punti di forza di questo evento?

La Festa del Grano ha tra le sue caratteristiche positive la dedizione necessaria per fare questi carri ma anche la devozione verso la Santa. Una delle peculiarità di questo evento è che non si limita a quei 4-5 giorni di festa ma dura per tutto il mese. Anche noi ragazzi sentiamo l’arrivo della festa molto tempo prima del 26 perché le attività quotidiane vengono notevolmente influenzate dall’imminente arrivo delle festività. Io, per esempio, ho cominciato da 2 anni a fare il carro grazie al progetto della Scuola del Carro che coinvolge le 3 classi delle medie. Questo progetto si basa sul coinvolgimento di noi ragazzi nella festa attraverso la realizzazione di un carro allegorico. Dato che siamo agli inizi, veniamo seguiti dai tutor, persone che hanno una buona esperienza in materia di lavorazione del grano,  che ci insegnano come lavorare la paglia, i chicchi, le spighe intere. Questo progetto è molto importante per stimolare la nostra conoscenza delle tradizioni e, allo stesso tempo, garantisce la socializzazione e la continuità della festa.

Trovi difficile realizzare un carro moderno come quello che state facendo?

No, io mi diverto molto nonostante ci vuole un notevole impegno ma sfilare davanti al nostro carro il 26 luglio è una soddisfazione per cui vale la pena lavorare un po’. Certamente fare il carro con i propri amici è uno stimolo in più perché ci si diverte molto.

Ok, allora ci rivediamo a Sant’Anna, sono curioso di vedere il frutto del vostro lavoro.

Questa intervista iniziale è avvenuta 10 giorni prima della festa ed è stata illuminante perché ha contribuito a schiarirmi le idee riguardo a cosa pensano gli jelsesi della loro festa divenuta negli anni l’icona del paese. Anche i ragazzi prendono molto seriamente l’avvento della festa e si impegnano nell’intento di migliorarla. Sono rimasto molto stupito vedendo anche bambini decisamente più piccoli impegnati nella preparazione della festa. Mi sono avvicinato ad un folto gruppo di anziani e bambini che cooperavano in perfetta armonia tra di loro grazie ad un mix vincente di esperienza ed esuberanza. Quello che ho scoperto è stato molto interessante…

Ciao bimbo ti dispiace dirmi cosa stai facendo?

Io sto facendo le trecce con le spighe di grano che servono per addobbare il paese per tutto il periodo di Sant’Anna.

Trovi molto difficile realizzare trecce lunghe come quelle delle signore che ti insegnano?

All’inizio mi è sembrato impossibile farle ma grazie a queste signore molto brave ho imparato in fretta e adesso mi diverto tantissimo.

Mi fa molto piacere, allora ci rivediamo dopo ciao!

Inizialmente avevo deciso di non comprendere nella mia intervista le opinioni dei bambini più piccoli ma vedendo la passione e l’impegno con cui si applicano nel fare il loro compito mi sono dovuto ricredere. Nuove rivelazioni sono arrivate da un ragazzo che frequenta le superiori con cui ho avuto un dialogo più lungo.

Ciao, ti vorrei porre alcune domande sulla festa di Sant’Anna, soprattutto sul significato più profondo della celebrazione, per te qual è?

Molto spesso si tende a tralasciare il valore spirituale della festa, noi non realizziamo i carri ponendoci come meta la vittoria di un premio in denaro ma lo facciamo per devozione verso la Santa che limitò i danni di un grande terremoto avvenuto nel 1805 da cui Jelsi uscì miracolosamente intatto. Molti di noi ragazzi hanno imparato le elaborate tecniche necessarie a creare un carro grazie ai genitori che gliele hanno pazientemente tramandate.

Tu sei solito andare in Chiesa la mattina del 26 luglio? Ritieni sia importante la parte spirituale della festa?

Senza la parte spirituale Sant’Anna non sarebbe Sant’Anna, si trasformerebbe in una qualunque festicciola paesana, molto bella ma senza un motivo concreto. Infatti ogni anno viene realizzato il carro della Santa che non gareggia per i premi in denaro. A parer mio è questo l’esempio più lampante della devozione e della profonda fede che noi jelsesi nutriamo verso la nostra Compatrona.

Quindi mi sembra di capire che credi fermamente che il fulcro della festa sia la fede e che illuminazioni e festeggiamenti siano di contorno?

Esattamente. Certo, per rendere una festa piacevole ci vuole notevole impegno, infatti la commissione che si rinnova ogni 3 anni deve occuparsi insieme alla Parrocchia dell’organizzazione e dell’animazione degli eventi che si celebrano in luglio. Ogni anno, grazie a questa sinergia e collaborazione di tutti, la festa risulta memorabile sia per noi paesani sia per i turisti.

A proposito dei turisti, voi jelsesi siete orgogliosi della pubblicità positiva di cui gode la festa in tutto il Molise e fuori? Stiamo parlando di una delle più celebri e antiche feste molisane…

Ovviamente osservare la numerosa presenza di turisti  a Sant’Anna è una soddisfazione per tutti noi anche se noi jelsesi siamo molto severi nel giudicare l’andamento della festa probabilmente più di quanto dovremmo perché ogni anno chi fa i carri viene ricoperto di complimenti da parte di chi non è di Jelsi.

Grazie per le risposte che mi hai dato. Arrivederci.

In quest’ultima intervista si distingue chiaramente la maturità delle risposte pervenute da un ragazzo che ha compreso perfettamente lo spirito della festa. Anche dai bambini però ho avuto importanti risposte e la cosa più sorprendente è stata la sincerità delle loro parole. Dalle loro espressioni appare evidente che credono fermamente nelle loro affermazioni e che quest’ultime non sono frutto di ipocrisia e noncuranza bensì di orgoglio e semplicità. A volte basta vivere una festa per capire un paese. Attraverso queste interviste ho dedotto che gli jelsesi sono gente attaccata al proprio folklore ma che non disdegnano di modernizzarlo con trovate vincenti come la scuola delle trecce (per le elementari) e dei carri (per le medie). La fede in Sant’Anna è il valore che fa da perfetto collante fra queste caratteristiche rendendo la festa su cui mi sono documentato, davvero un esempio di straordinaria devozione cattolica.

Intervista realizzata da Giuseppe Vena

(IV ginnasio)