GRANDE PARTECIPAZIONE A JELSI PER L’INCONTRO CON GLI EMIGRANTI.

L’APPUNTAMENTO ALL’INSEGNA D’EMOZIONE E ALLEGRIA.

 

“Raccontami una storia Grande Nonna, su raccontami una storia... Parlami del borgo, di pene quotidiane, di sacrifici, lotte, partenze per l'eterno al di là di quei mari che dicono grande oceano. Di strappi dolorosi, di contrade sole. Di terremoti, guerre, di musicanti e feste e cortei di persone con Santa benedicente; di dialetti masticati come bandiere, risa e danze maliziose in mezzo all'aie. Di spazi colmi un tempo di voci e di fatiche, di matrimoni e nascite, speranze, delusioni, vite, gioie, lacrime, abbracci ed abbandoni...  Sussurrami di Jelsi come fosse musica, di rintocchi di campane e umili mestieri, e volti come mappe e mani come zappe... Lo scalpiccìo degli asini in quelle vivide albe, il vento in mezzo al grano, nei capelli; il profumo del pane, i battiti alle porte e chiacchiere tra i vicoli di un tempo ormai lontano. Confidami di pranzi, brindisi e riposi; promesse, impegni e gemiti sotto l'offerta d'ombra di quegli amori giovani carpiti nel segreto. Mi sdraierò ai tuoi piedi, mi appoggerò al tuo tronco come un monumento saggio, antico; ne conterò gli anelli -uno per uno- ne sfiorerò le rughe, fogli del libro sacro. Socchiuderò i miei occhi in premuroso ascolto: attiverò i sensi ponendomi in silenzio e raccoglierò il tuo canto col soffio tra le foglie.                                                                                     Dai, raccontami una storia Grande Nonna Quercia.  Narrami ciò che hai visto...  Ch'io possa sussurrarlo, ch'io possa dirlo ad altri...”

Questa poesia scritta di getto dal narratore Pierluigi Giorgio e dedicata a Jelsi e a tutti i borghi molisani, meglio rispecchia i sentimenti di affetto, nostalgia, attaccamento, palpabili tra gli emigranti di ieri e gli immigrati di oggi presenti il 7 agosto a Jelsi in occasione dell’incontro “Solo andata!” organizzato con grande capacità dal Comune e dalla Provincia di Campobasso in collaborazione con il Comitato S. Anna, la ProLoco, l’Associazione S. Amanzio e il Circolo Ulisse. Nella “Quercia”, l’autore si rivolge simbolicamente ad una pianta più che centenaria come ad una grande nonna, ad una “Mammella” che possa narrargli i piccoli eventi di una vita quotidiana che di fatto sono i grandi eventi dell’umana, semplice esistenza di paese. Un paese forzatamente e necessariamente abbandonato per rendere il proprio vivere e quello dei propri cari, migliore. Con la morte e la speranza nel cuore partendo”per l'eterno al di là di quei mari che dicono grande oceano…” Poi l’autore -a passeggio per i sentieri dei campi, per i vicoli del paese, immaginando il pensiero di chi torna per una manciata soltanto di giorni e magari dopo cinquanta o sessanta anni- vorrebbe continuare:

“Vecchio sentiero che porti alla masseria, mi riconosci? Sai tu chi sono?... Ricordi i passi incerti di bambino col mocciolo al naso che inciampava su sassi sconnessi?... Antica sorgente che mi dissetavi, ti torna memoria delle filastrocche e del canto che univo al tuo ciangottare avvertito col mio approssimarmi? Pietre annerite e sparse della vecchia casa diruta, almeno tu mi riconosci? Son sempre io, vecchio negli anni, straniero lì ma qui ancor di più, se non ricordi ora i tratti del mio volto infante… Aia della mia giovinezza, accogli ti prego almeno le mie lacrime e fa rifiorire i solchi ormai aridi, orfani di chi un tempo li ha venerati. Terra dura che offre ormai solo sterpi, ospita un poco le mie ossa stanche e dimmi ti prego, dimmi soltanto: si vecchio mio, si, ti riconosco…”

Emozione e allegria sono i sentimenti che hanno caratterizzato l’incontro nella Sala dell’Annunziata. Commozione già alle prime battute offerte in immagini con commento di sola musica, magistralmente assemblate dalla Presidente dell’Associazione Ulisse, Antonietta Cipolla: scelta delle foto eccelsa, montaggio serrato: i volti spaesati, spauriti dei nostri nonni all’imbarco per “lamerica”; stipati come bestie tra valigie di cartone e pezze al culo. I volti arroganti dello straniero; il ricordo, il pianto, la speranza nel cuore… Molti non sono più tornati.

Il secondo filmato era dedicato agli immigrati di oggi, anche loro stipati -peggio direi sulle carrette e i barconi della speranza- come i nostri parenti, ieri. Alla fine non si aveva voglia quasi di parlare: c’era tutto lì, nel documentario fotografico. Ma bisognava andare avanti: c’erano gli attestati da consegnare, le “cittadinanze affettive” da parte della nuova Amministrazione Comunale e dell’Associazione “Con il Molise nel Cuore”. Dopo i saluti del vice-sindaco Battista Ciaccia e il sincero apprezzamento per l’iniziativa tradotto in frasi semplici, non istituzionali dall’Assessore provinciale Tramontano; le considerazioni di Michele Fratino, Antonio Valiante, di Feliciano Antedomenico, di Mariachiara Valiante, dello studioso Antonio Maiorano, di Silvio Giorgio ideatore e Presidente dell’Associazione Turistico Culturale “Con il Molise nel cuore” insieme a Lino D’Ambrosio, progettista e vicepresidente e Adolfo Forcione, responsabile marketing e grafica;  dopo la consegna degli attestati, si è snodata tra gli applausi, la lunga teoria di emigranti che hanno confermato quanto Jelsi sia tra loro sempre presente anche lì, lontano, in Canada, in America, in Venezuela, in Argentina, in Australia, in Germania… E poi, gli immigrati! “La Giornata della Cittadinanza affettiva”  è servita anche per presentare il progetto  di “Molise nel Cuore”, nato per rinsaldare i legami con i molisani all’estero, perchè sappiano che qualcuno finalmente incomincia sul serio a pensare a loro, che desidera vederli tornare in Molise con l’intenzione di fargli trovare una regione -la loro regione- ben organizzata anche a livello turistico, curando in particolare l’aspetto naturalistico, architettonico, archeologico, religioso e, non per ultimo, gastronomico. Tutto è nato anche con l’intento di conferire un riconoscimento a coloro che anni fa son partiti in cerca di un lavoro, abbandonando gli affetti, le usanze dei loro paesi, le proprie certezze e che, grazie al duro lavoro svolto in terra straniera, hanno potuto dar vita ad una famiglia più fortunata di altre e perseguito ed ottenuto una posizione migliore. L’attestato ricevuto, non è altro che un semplice segno di riconoscenza per queste persone che, probabilmente più di noi, hanno il Molise nel cuore. Si, Jelsi al centro del mondo!.... Va detto che l’Amministrazione Comunale, le Associazioni, la Provincia, hanno sposato di buon grado iniziativa e progetto nella loro interezza ed han saputo creare un evento.

Commozione si, e poi l’allegria: nella Piazza Chiesa Madre, tra i tavolini dove sono stati offerti portate di cibi etnici preparati dai rifugiati giunti tempo fa dall’Africa, dai rumeni… tutti ben accolti ed integrati a Jelsi, come ha dichiarato la comunità dei migranti delle varie etnie tra un bicchiere di vino, un canto, un ballo, un pezzo musicale ad opera della “Piccola Orchestra Popolare C.O. Panzillo” in un “viaggio tra i suoni di un’altra Napoli”. Una grande giornata, una grande serata! Un esempio da emulare, in tempi -ahi ahi- molto spesso fatti di innumerevoli sagre. Da ripetersi.