Le donne e la festa di S. Anna
Intervento del presidente del comitato Sant'Anna Augusto Passarelli.
Un saluto e un ben venuto da parte mia e di tutto il “comitato Sant’Anna” ai nostri ospiti e a tutti voi intervenuti numerosi a questo convegno incentrato sul ruolo della “donna nei 150 anni dell’unità d’Italia: dalla civiltà contadina alla civiltà moderna”.
Dopo la bellissima giornata di ieri - che ci ha fatto rivivere ancora una volta la festa di Sant’Anna in un clima di gioia, di partecipazione corale e armoniosa, in uno spirito di appartenenza comunitaria rivelando il senso più profondo della nostra identità e orgoglio per le nostre tradizioni, - solitamente, il giorno seguente è dedicato a momenti di riflessione e approfondimento culturale, spazio per la mente e bisogno profondo dell’anima, al fine di consolidare e “immunizzare” da influssi esterni della modernità “ciò in cui crediamo”, “i valori che perseguiamo” e per cui ogni anno tutta la comunità di Jelsi si spende con tanta generosità in uno sforzo quasi eroico che suscita sempre grande commozione.
In qualità di Presidente del Comitato vorrei proporvi una “riflessione sul ruolo della donna e la festa di Sant’Anna”, che spero sia di stimolo per rendere fecondo questo convegno e allo stesso tempo consenta di accompagnare, chi viene dall’esterno, per introdurli alle dinamiche socio-culturali e ai moventi che spigono questa comunità a ripetere ogni anno qui a Jelsi, e nelle diverse comunità sparse nel mondo, questo “miracolo” che è la festa del grano e di Sant’Anna.
Se ci sono delle parole che possono accomunare la donna e la festa di Sant’Anna tra queste ci sono senz’altro: cura, custodia, gratuità, sacrificio, rispetto e sensibilità.
Come le donne da sempre svolgono quell’importantissimo e insostituibile ruolo sociale che da “fondamenta solide” alla collettività all’interno di quella “cellula elementare” che è la famiglia - occupandosi quotidianamente e instancabilmente della cura dei figli e della casa; della “custodia dei valori” di relazionalità, reciprocità, solidarietà proteggendola dagli attacchi provenienti dal mondo esterno fortemente individualizzato e “individualizzante” (come lo definisce Bauman), che si spende con gratuità, sacrificio e generosità mostrando sempre “rispetto e sensibilità” verso i bisogni dei membri della propria famiglia, - ebbene, come le donne svolgono questo importantissimo ruolo, così, il comitato Sant’Anna e tutta la comunità di Jelsi, sin dal 1805, “custodiscono” la festa del grano. “Hanno cura” che le nuove generazioni fondino la loro vita sulle radici forti della propria storia e della propria identità insegnandogli la passione e la lavorazione delle trecce e dei carri in grano, diffondendo quel senso di “gratuità” e di “sacrificio” nella realizzazione di un “bene comune” qual è la festa del grano in onore di Sant’Anna. La festa è cardine fondamentale che “rafforza il senso di comunità” altrimenti sfibrato da un fluire della vita in cui ognuno resta chiuso nel perseguimento dei propri, ancorché nobili obiettivi di vita personale, ma perdendo di vista la meta comune dei propri sforzi individuali.
E’ per tutto questo che il Comitato nel custodire e organizzare la festa, che va dalla mietitura sino alla trebbiatura del grano, ha sempre perseguito un triplice obiettivo: “rispettare la religiosità della festa”, “custodirne la tradizione”, “promuoverla sensibilizzando le nuove generazioni”.
Credo che un po’ di strada sia stata percorsa anche se occorre vigilare e continuare con fermezza il lavoro affinché questo cammino non si interrompa. E a tal proposito plaudiamo con gioia all’iniziativa del nuovo comitato, che non poteva incominciare meglio, promuovendo e realizzando il progetto “A scuola di trecce” per i ragazzi di Jelsi.
Mai come in questi anni il tema dell’educazione riempie le pagine di libri e di riviste, fornendo argomenti per palinsesti televisivi, per dibattiti nei circoli culturali, nelle parrocchie, nelle sale comunali, negli istituti scolastici. Mai come in questo periodo, al momento di passare dalla formulazione di principi teorici alle concrete realizzazioni nella pratica, genitori e professionisti dell’educazione si sono rimbalzati responsabilità che nessuno vuole assumersi, aspettando risultati miracolosi e rifiutando l’impegno quotidiano, costante, in risposta al bisogno delle persone da educare.
Far conoscere, seminare, incoraggiare, correggere, potenziare, amare, “questi sono i verbi” che ogni educatore ha la fortuna e il dovere di coniugare al presente e al futuro, con fiducia e lungimiranza, “questo è il compito” che il Comitato Sant’Anna, in più di 200 anni di storia della festa, si è assunto, incoraggiando e sostenendo i giovani nella realizzazione di traglie e dei carri in grano, “questo è l’impegno” che continuerà a profondere con tutti i mezzi a sua disposizione.
Il nostro vescovo, Padre Giancarlo, elogia Jelsi, la nostra comunità, intravedendo - nello “spirito comunitario” di organizzazione della festa, “nell’ancoraggio solido” alla tradizione e al territorio, nel suo “ecomuseo” - un embrione della nuova società, cui tutti siamo chiamati a partecipare alla costruzione su nuove basi culturali, relazionali, solidaristiche e comunitarie, per una “economia della prosperità” e non della crescita illimitata, uscendo così dallo stallo di assenza di “speranza” e di “coraggio” che ci paralizza.
L’attuale momento storico ci richiede di affrontare con forte impegno la grande sfida di costruzione di: un nuovo “modello di sviluppo socio-economico”, di una “democrazia economica vera” - che è sempre allargamento della partecipazione alla produzione e alla distribuzione della ricchezza, - di “un nuovo welfare” che recuperi solidarietà locali e un controllo diretto, ravvicinato dei cittadini verso i fruitori di assistenza al fine di evitare abusi (sul modello della Società Cittadini Jelsesi di mutuo soccorso in New York che all’inizio del secolo scorso costituì, per i nostri concittadini emigrati negli States, un fondamentale strumento di sopravvivenza, di rettitudine della condotta di vita e di costruzione di speranza e di futuro).
La sfida più grande sarà superare il conflitto, fortissimo nell’attuale modello culturale occidentale, esistente tra la “dimensione” della gratuità, della cura, del volontariato, fondamentale perché esita una vera società, e la “dimensione” del mercato, del libero scambio e del profitto. Possiamo tuttavia dire che il conflitto esiste solo, e fintanto che, permarrà una società fortemente individualizzata con la sua cultura egoistica ed edonistica a servizio del profitto di multinazionali e lobby del potere; questa società, infatti, isolando la persona umana e deprivandola di legami autentici la “degrada” a semplice individuo che restando solo e impaurito è costretto a vivere di “dipendenze” da un sistema su cui non ha assolutamente alcun controllo (come ci spiega Bauman).
Ricostruire la società incentrandola sulla “persona umana” significa ricordarsi che la libertà economica e la proprietà privata sono diritti riconosciuti ai cittadini sotto il vincolo della funzione di utilità sociale, del rispetto della sicurezza, della libertà e della dignità umana (e delle donne in particolare), come il secondo comma dell’ art. 41 della costituzione italiana ci ricorda. Cioè l’esercizio delle libertà economiche, dell’attività d’impresa, deve trovare nel vincolo della costruzione di una “comunità di persone” la sua ragion d’essere e come dice il Prof. Stefano Zamagni le attività sociali, di volontariato, quelle che solitamente sono denominate del “terzo settore” non debbono essere più considerate attività residuali. Al contrario, se si vuole avere una “società vera” fatta di persone che agiscono consapevolmente per la costruzione del proprio futuro, superando criticità e sfide ormai globali, occorre ridare centralità a queste attività, in quanto, il loro svolgimento ha la capacità di orientare e dare un senso all’attività degli altri due settori soprattutto di quello “for profit”.
E’ per questo che la festa di Sant’Anna e questo comitato vecchio di 206 anni chiedono “rispetto e sensibilità” da parte delle istituzioni pubbliche tutte per l’opera meritoria che compie ogni anno, affinché, il miracolo della festa del grano e del suo ecomuseo possa perpetuarsi e la costruzione di una speranza di futuro possa finalmente realizzarsi.
Il primo impegno che prendiamo come deputati di Sant’Anna e proteggerla da noi stessi e dalla nostra superbia né più né meno di come si fa per chi si ama, fino in fondo senza se e senza ma…