A JELSI LA TERZA EDIZIONE DEL PREMIO INTERNAZIONALE “LA TRAGLIA” DIRETTO DA PIERLUIGI GIORGIO

OSPITE IL TIBET: Premio al Dalai Lama Tenzin Gyatso e Stefano Dallari

“E’ già da tempo che penso al Tibet come terza etnia da premiare, dopo gli Indiani d’America nel 2008 e la nipote del Mahatma, Tara Gandhi l’anno scorso” dichiara Pierluigi Giorgio, regista ideatore e direttore artistico del Premio Internazionale “La Traglia” che si tiene a Jelsi il 27 luglio nell’ambito dei festeggiamenti di Sant’Anna con il sostegno -al suo terzo anno- dell’Assessore Franco Giorgio Marinelli e il patrocinio dell’Assessorato al Turismo della Regione Molise e la collaborazione del Comune  e del Comitato-Festa. Quest’anno, l’aspetto cartellonistico-pubblicitario,  è della Presidenza del Consiglio.  La motivazione del premio stesso giustifica la scelta del regista molisano: “Per la rivalutazione e cura di una tradizione, del suo ambiente, della tutela dei diritti umani e l’identità culturale e religiosa delle piccole comunità ed etnie”altre”.

“Nel passato, hanno ricevuto il premio anche l’Arcivescovo Padre Gian Carlo Bregantini della Diocesi di Campobasso e Boiano e Danilo Sacco, cantante dei Nomadi.” -spiega Giorgio- “Ma quest’anno la mia attenzione si è soffermata in particolare sul travagliato Tibet occupato sin dal ’49 dai Cinesi con l’esodo in India del xiv Dalai Lama e 80.000 fra poveri, ricchi, monaci e laici. Prima dell’invasione fu per secoli uno stato sovrano, con la propria distinta cultura, modalità religiose, costumi e forma di governo. Poi, senza preavviso, l’arrivo degli invasori: 1.200.000 persone trucidate, indescrivibilmente torturate, il 90% di monasteri rasi al suolo, una popolazione mortificata, costretta a condizioni ignobili o ai lavori forzati. La Commissione internazionale dei Giuristi ha più volte accusato Pechino di genocidio e l’ONU ha approvato ben 3 risoluzioni di condanna dell’annessione del Tibet, senza alcun esito. Ancora oggi, sono molti i tibetani perseguitati che fuggono dal proprio paese e riparano a Dharamsala in India, sede del governo tibetano in esilio.” P. Giorgio poi, motiva la sua scelta: “Quest’anno il premio verrà assegnato a Tenzin Gyatso, il Dalai Lama e a Stefano Dallari, fondatore della “Casa del Tibet” di Votigno di Canossa nell’Appennino reggiano. Creato il governo tibetano in esilio nel ’59 in India, organizzato il suo popolo di profughi negli anni seguenti, il Dalai Lama ha sempre cercato di risolvere la questione dell’occupazione del Tibet tramite colloqui col regime cinese, che li ha sempre rifiutati. Il “piano di pace in 5 punti”, presentato nell’87 a Strasburgo e per il quale il Dalai Lama ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace 1989, prevedeva la trasformazione del Tibet in un grande Parco naturale ad alta quota, il ritiro dei militari e la cessazione del nucleare e in cambio di una sostanziale autonomia (non indipendenza), lasciando ai cinesi la politica estera. I cinesi, restano tuttora arroccati nella loro ottusa posizione di silenzio…” Il Direttore artistico conclude: “ Jelsi e il Molise, con 3 giorni dedicati interamente al Tibet, vogliono essere vicino a quella gente travagliata. Dedicherò loro una mostra, la creazione del “Mandala della Pace” ad opera di monaci buddisti del Monastero Gaden Jangtse Federation Europe, una serie di documentari, uno spettacolo, ed il premio che verrà consegnato nelle mani di Tseten Sampud Chhoekyapa, braccio destro e Capo della rappresentanza del Dalai Lama presso l’Unione Europea a Ginevra che ho incontrato giorni fa nella Sala Convegni della Camera dei Deputati a Roma e che lo porterà lui stesso  al Dalai Lama”.

Infine Giorgio motiva l’altro premio: “Stefano Dallari, medico odontoiatra, ha fondato la “Casa del Tibet” nel ’90 -inaugurata  dal Dalai Lama nel ’99- con lo scopo di preservare e far conoscere la millenaria cultura tibetana ed attivare un dialogo fra tutte le culture del mondo in un rapporto interreligioso e spirituale. Il Dott. Dallari porta anche e soprattutto da anni, un aiuto concreto alla popolazione tibetana, sia sanitario che economico, in special modo per la cura e l’educazione dei bambini con il programma “Aiutiamo i Tibetani a sorridere”, suggellato con la creazione di una “Dental Clinic” a Dharamsala e il dono di due autoambulanze”.