Archeologi olandesi a Jelsi.

 Un equipe di archeologi olandesi è giunta a Jelsi  per lavorare al progetto di ricognizione archeologica di superficie denominato Sacred Landscapes Project 2010”, coordinato dal dott. Jitte Waagen dell’ Università di Amsterdam, dal dott. Jeremia Pelgrom dell’Università di Leiden e dal dott. Tesse Stek dell’Università di Oxford i quali, insieme all’equipe scientifica formata dai dott: Roos Walraven, Jeske van der Velden, Marleen Termeer, Lennart Kruijer, Rogier Kalkers ed Eva Mol, si fermeranno a Jelsi dal 27 maggio al 12 giugno.

Il progetto ha avuto inizio nel marzo 2004 con un sondaggio su piccola scala nella zona di due santuari sannitici dell’Alta Valle del Tappino (CB): il santuario di S. Giovanni in Galdo, località Colle Rimontato, e il santuario di Gildone, località Cupa (già studiato e segnalato dal Dott. Vincenzo D’Amico di Jelsi). Due santuari di dimensioni modeste ed egualmente frequentati in epoca ellenistica e romana. Le ricognizioni avvenute negli anni scorsi hanno già prodotto una pubblicazione dal titolo: “Cult Places and Cultural Change in Republican Italy. A Contextual Approach to Religious Aspects of Rural Society After the Roman Conquest, Amsterdam, 2010.” del dott. Tesse D. Stek ed edito dall’ “Amsterdam University Press”.

L’obbiettivo principale del progetto è quello di individuare le località nel territorio jelsese interessate dalla presenza di santuari sannitici e di riuscire ad individuare chi frequentasse gli stessi e le attività sociali che si svolgevano nei pressi dei santuari al fine di realizzare una carta archeologica del territorio. L’equipe di ricercatori olandesi cercherà le testimonianze archeologiche lavorando con la tecnica del survey. Il survey archeologico è un aspetto applicativo dell’archeologia dei paesaggi e comprende una serie di interventi volti all'individuazione di testimonianze archeologiche che hanno lasciato sul terreno tracce più o meno consistenti. L’attività di survey archeologico è particolarmente indicata in contesti insediativi appartenenti ad un arco cronologico che va dal VII secolo a.C. al VII secolo d.C. e ne accresce del 70-90% l’informazione archeologica relativa. La procedura consiste in un’accurata ispezione di un territorio definito a priori, che ne garantisca la copertura totale e uniforme. Lo scopo è quello di dividere il terreno in unità discrete e indagarne la superficie alla ricerca di resti e testimonianze di antiche preesistenze.

Le squadre di ricognizione percorrono la porzione di territorio loro assegnata per linee parallele e a distanze regolari, prendendo nota dei ritrovamenti e referenziandoli tramite l’utilizzo di GPS dotati di basi cartografiche, immagini del territorio in esame e la griglia di raccolta predefinita in laboratorio.

L’esatta collocazione dei ritrovamenti, a larga scala, consente l’applicazione di tecniche di analisi spaziale che forniscono importanti indicazioni sull’assetto territoriale nell’antichità.

Il gruppo di ricercatori svolgerà le attività di ricerca sul territorio jelsese ed alloggerà nei locali dell’ex convento gentilmente messo a disposizione dal Comune di Jelsi. Ad affiancare l’equipe di ricercatori nell’organizzazione della campagna di ricerca è stata l’Associazione Culturale S.Amanzio ed il presidente Michele Fratino. L’Arrivo e l’accoglienza della squadra di ricercatori è segno della continuità e della volontà che la comunità jelsese ha di ricercare e ricostruire la propria storia in modo competente e avvalendosi di esperti di grande capacità come i ricercatori ospiti di Jelsi in questi giorni.