La favola di “Cappuccetto Rosso e la Multilupo”

di Pierluigi Giorgio

 

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C'era una volta una ragazzina carina carina a cui tutti volevano un gran bene: la chiamavano Cappuccetto Rosso  per via del copricapo regalatole dalla nonna. Abitava con la madre in un paese immerso in una natura verde e assolata: la gente, per godere dei benefici del sole -della sua energia anche d’inverno- aveva inventato un sistema di specchi posto sui tetti delle case e in una larga valle vicina, che raccoglieva la quantità necessaria al proprio fabbisogno e quello dei borghi di buona parte di quella terra: quasi un’isola, un’oasi nel deserto!... Un giorno sua madre le disse: “Vieni, Cappuccetto Rosso, eccoti un cesto con un po’d’energia per tua nonna affinché possa servirsene per l’utilità della casetta. Mettiti in strada prima che diventi notte e non farti blandire da proposte di sconosciuti”. La nonna abitava fuori dal bosco, su una collina a mezz'ora dal villaggio. Il bosco era ricco di rigogliose piante e fiorite radure. Gli uccelletti con gorgoglianti trilli svolazzavano in ogni dove e cerbiatti, lepri, gatti selvatici saltellavano di anfratto in anfratto: “Che bello” pensò Cappuccetto Rosso “quando quest’estate verrà tanta gente da fuori a godere di tutta questa incommensurabile meraviglia! Potrò conoscere nuove persone attratte e ammaliate da luoghi rimasti così incontaminati e simili a quelli che mi racconta mia madre, di cui mi parla mia nonna, dei posti della loro infanzia…”    Dietro un’antica, enorme quercia s’era nascosta la Multilupo che era lì ad osservarla da tempo, e con un balzo le si parò innanzi con un sorriso smagliante di 2.500 denti o forse più.  “Buon giorno, Cappuccetto Rosso” disse. “Dove vai cosi di premura?”  Cappuccetto rispose senza interrompere il cammino: “Dalla nonna!”.
“Mi consenti? Cosa stai portando lì dentro?” chiese adocchiando bagliori di luce che fuoriuscivano dal cesto. “Solo un buona dose di energia pulita regalata dal sole.” rispose convinta.
“Ma Cappuccetto Rosso, sai che puoi offrirne alla nonna molta ma molta di più senza esser costretta a portar pesi e a fare ogni volta la strada? E anche alla tua mamma, agli amici e agli amici degli amici?...” “ Come?” chiese incuriosita Cappuccetto.                                                               “Lo vedrai nel meraviglioso Parco dei Balocchi che troverai più avanti. Grandi, affascinanti alberi con eliche come quelle di ventilatori giganti che i miei colleghi della Multilupo Nazionale, con il consenso dei vostri regnanti, hanno sostituito alle superflue, inutili piante e hanno posto su tutti i crinali, salvo la collinetta di tua nonna e il tuo paesello. E ce ne sarà tanta e tanta d’energia anche per luoghi più lontani da qui, che alimenteranno le loro industrie della plastica e affini. Anzi -mi consenti?- se le parlerai convincendola a circondarsi di ciò che ti sto dicendo, ho doni anche per lei e per coloro che ci appoggeranno. Non dovranno preoccuparsi di nulla, pensiamo noi a tutto e soprattutto dove collocarle: in fondo -che vuoi che sia?- sono soltanto 2.500 o forse più! Per te però, ho un accordo speciale: dolci e giocattoli finché ne vorrai a volontà.   Mi consenti? Sarà il nostro segreto!....” “No, grazie, preferisco i boschi, i prati verdi, i panorami immensi e la gente che amerà venire a trovarci… e poi so che mia nonna non accetterà: è felice del dono d’energia che la comunità ha scelto d’usare!” “Mi consenti? Pensaci bene!” concluse la Multilupo salutando con sguardo ambiguo, infuocato e mostrando nella sua interezza la teoria scintillante dei 2.500 denti o forse più. D’un getto, scomparve all’orizzonte. Cammina cammina, Cappuccetto Rosso si accorse che il bosco andava sempre più diradandosi e lasciava il posto ad un altro immenso spazio fitto di enormi pali di cemento con eliche gigantesche che producevano un rumore assordante. Al posto dei prati, un groviglio di strade e ferite di solchi aridi: un territorio che non riconosceva più, senza alcuna magia. Le sorgenti, le polle acquifere di cui lei e gli animali del bosco si servivano per dissetarsi erano scomparse; di un  largo, storico tratturo verde usato in tempi di transumanza, nessuna traccia; degli uccelli, dei falchetti, delle farfalle e dei cerbiatti, neppure l’ombra… Di amici turisti in visita, manco a cercarli! Solo un cupo, sordo, galattico, desolante suono rotante e una visione d’ali meccaniche! Nulla del ricordo dei luoghi di un tempo… Di fronte la collina, la casetta e le piante familiari: finalmente!  Corse quasi senza fiato e con il cuore in gola e un forte senso d’angoscia; bussò alla porta: “Chi è?”
“Cappuccetto Rosso, cara nonnina!”

“Avvicinati, Cappuccetto adorato. Sono ancora letto, nipotina mia.” Era coricata con la cuffia tirata giù sulla faccia e aveva un aspetto strano.
“Oh nonna, che orecchie grosse e lunghe come pale che hai!” esclamò sorpresa.
“Per ascoltare meglio non cosa avrai da dirmi, ma quel che voglio sentire.”      

“Oh nonna, che occhi grossi che hai!”
“Per veder meglio con lungimiranza non il tuo, ma il mio interesse futuro.”
“Oh nonna, che mani grosse come pale che hai!”
“Per afferrare meglio l’incasso che ricaverò da un certo affaruccio.” 

“Oh nonna, che ne fai di  tutti quei soldi sparsi per la stanza?”                                                      

“A “Per persuadere e convincere meglio!”
“Ma nonna, che bocca grande ti ritrovi e che canini dalle eliche aguzze, hai!”
“Mi consenti?... Per papparmi tutto ciò che posso e lasciar briciole ai tonti!” rispose con fetido alito ventoso, ingoiando in un boccone tra i 2.500 denti o forse più, il copricapo, tutto il cestino con i raggi di sole, il povero Cappuccetto Rosso e l’espressione di profondissima, disarmante delusione di bambina....

NON CREDETE ALLE FAVOLE: ERANO VERE!