L’economia svelata

la fine del sogno occidentale Serge Latouche

Riducendo lo scopo della vita alla felicità terrena, riducendo la felicità al benessere (ben-avere) materiale e il benessere al PIL, l’economia universale trasforma la “ricchezza plurale della vita” in una lotta per l’accaparramento di prodotti standard. La realtà della sfida economica che doveva assicurare a tutti la ricchezza non è altro che la guerra economica generalizzata. Come tutte le guerre, essa ha vincitori e vinti; i vincitori, chiassosi e superbi, appaiono risplendere di gloria e di luce; nell’ombra, la folla dei vinti, gli esclusi, i naufraghi dello sviluppo, costituiscono masse sempre più fitte. Le crisi politiche, i fallimenti economici e i limiti tecnici del progetto della modernità si rafforzano vicendevolmente e trasformano il sogno dell’ Occidente in un incubo.

Soltanto un reinnesto dell’economia e della tecnica nel sociale potrebbe consentire di sfuggire a queste cupe prospettive. Bisogna decolonizzare il nostro immaginario per cambiare veramente il mondo, prima che il cambiamento del mondo ci condanni a tutto questo, e nella sofferenza.

Non è inevitabile che la storia finisca in una catastrofe. Poiché l’avvenire è ancora aperto, le trasformazioni in corso possono essere orientate dall’azione di ciascuno e di tutti. Ma è necessario prima di tutto respingere la pretesa degli esperti di monopolizzare le decisioni che ci riguardano e che, proprio per questo, competono a tutti.

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     Viviamo da diversi decenni un epoca piena di paradossi, di contrasti stridenti, di un “benessere avvelenato” che ci trova in uno stato di perenne confusione impedendoci di cogliere  il senso di ciò per cui quotidianamente lottiamo  e che ci  lascia, per di più, nella totale incapacità  di costruire futuro. Mai come in questo momento abbiamo un urgente bisogno di “chiavi di lettura” che ci “svelino l’impostura” nascosta dietro tante parole, dietro tante “istituzioni” che qualcuno ha etichettato per noi come “progresso”. E’ urgente che impariamo a distinguere “la ricchezza” dai “simboli della ricchezza” prima che questi ultimi, moltiplicatisi a dismisura negli ultimi decenni, travolgano l’umanità intera e tutto l’ecosistema terrestre. Il “progresso autentico” è sempre centrato sull’uomo e  presuppone l’impegno di ciascuno nella “custodia” della natura.

Lo scopo di questo breve scritto consiste in uno sforzo teso a ricercare, invogliando il lettore a fare altrettanto, quelle chiavi di lettura che ci consentano di “decolonizzare il nostro immaginario collettivo”, come scrive Serge Latouche, colonizzato negli ultimi decenni da un sistema mediatico potentissimo (che rappresenta un fenomeno unico nella storia) consentendoci di modificare quelle “mappe cognitive” (come ci insegna il Prof. Stefano Zamagni) si da potere ognuno per conto proprio e tutti insieme rimettere “l’uomo ed il suo sistema di relazioni” al centro delle nostre scelte e dei nostri obiettivi “umanizzando l’economia”.

 Nicola Di Vico

 

Siamo capaci di futuro..Yes we can