“Un popolo non è mai sconfitto, se il cuore delle sue donne non è ridotto in polvere”

LA TRAGLIA Indiana

I cacciatori a cavallo delle grandi pianure erano veri nomadi, si spostavano volentieri per seguire la selvaggina accampandosi nei posti conosciuti da sempre e da loro preferiti, per trasportare i loro averi e le scorte alimentari usavano il “travois”. La parola “travois” in franco-canadese significa “lavoro” ed è usata per definire il mezzo di trasporto tipico degli indiani, infatti prima della traglia il trasporto dell’equipaggiamento da un accampamento all’altro sottoponeva le donne ad uno sforzo estremamente gravoso; ricordiamo che gli uomini viaggiavano scarichi per essere pronti a proteggere la banda in caso di aggressioni esterne nel momento delicato del trasferimento. Prima che il cavallo determinasse lo sviluppo della “cultura delle pianure”, la traglia era già conosciuta ed era trainata dai cani; con l’avvento del cavallo le sue dimensioni crebbero per adattarsi alla mole del nuovo quadrupede permettendo così di caricare tutte le cose, eliminando il lavoro su spalla delle donne. La traglia è costituita da due pali del tipì incrociati e appoggiati sul garrese a forma di “A”, punto in cui viene legata al cavallo per essere trainata; sull’intelaiatura vengono fissate delle pelli che l’ammortizzano maggiormente. Gli indiani non avevano strade, in quanto la selvaggina per quanto abitudinaria non segue sempre lo stesso percorso, ma conoscevano le piste soprattutto per gli scambi commerciali e culturali intertribali: di conseguenza non avevano strade e quindi per loro la ruota non era necessaria. Vivevano in territori selvaggi ed erano selvaggi loro stessi ed erano contenti di esserlo, e così volevano restare, la traglia tirata dal cavallo poteva passare ovunque, guadare ogni torrente , era il trasporto ideale per gli indiani. Kum-mok-quiv-vi-ok-ta Gambe di Legno un Northern Cheyenne ricorda che nella sua infanzia quando la tribù trasferiva l’accampamento, veniva riposto in un porta infante e legato alla traglia quando la gente si metteva in movimento; i lupi in avanscoperta, gli anziani alla testa della colonna, poi le donne con i loro cavalli da soma seguite dalla mandria mentre ai lati i giovani guerrieri a cavallo con i loro colori e le piume nel vento proteggevano con il loro coraggio il suo sonno perché nel frattempo cullato dai sobbalzi del terreno il piccolo Gambe di Legno si era addormentato.

 


LA TRAGLIA

E’ il carro degli indiani, semplice da realizzare, robusta e flessibile si adatta ai più svariati tipi di terreno, originariamente era di piccole dimensioni e tirata dai cani, con l’avvento dei cavalli essa aumentò le proprie dimensioni, adattandosi al nuovo quadrupede e potendo così trasportare più cose. E’ costituita da due pali di tipì incrociati a forma di A sul garrese, punto in cui viene legata al cavallo per essere tirata, un’intelaiatura di rami viene legata a questi rami e su questa vengono fissati gli oggetti da trasportare. I restanti pali delle tende vengono legati, sette per parte, sui cavalli, in modo che la parte più pesante appoggi sul terreno e quindi siano trasportati più agevolmente. I solchi lasciati sul terreno dai pali dei tipì e dalle traglie erano evidenti, soprattutto quando le bande erano numerose; essi costituivano le cosiddette “piste indiane”.

Brancard Villa