III Lettera Pastorale in onore di S. Andrea Apostolo, Patrono di Jelsi-CB

Andrea e Paolo amici e compagni di viaggio, nella forza della Speranza, verso la santità!

Carissimi, in questo anno biblico-paolino ’08-‘09 celebriamo i duemila anni dalla nascita di S. Paolo e guidati da lui e dall’apostolo Andrea, diamo senso e volto alla SPERANZA. Andrea e Paolo incontrano Cristo e annunciano, vivono e testimoniano il Vangelo della Speranza senza riserve ma con generosità pur tra rischi e ostacoli di varia natura. Un esempio che affascina a distanza di secoli per la luminosità coinvolgente, il linguaggio “performativo” e la testimonianza credibile. In questa riflessione su A. e P. ci lasciamo illuminare dalle parole del S. Padre, Benedetto XVI, nella Lettera Enciclica Spe Salvi: “Il Vangelo non è soltanto una comunicazione di cose che si possono sapere, ma è una comunicazione che produce fatti e cambia la vita. La porta oscura del tempo, del futuro, è stata spalancata. Chi ha speranza vive diversamente; gli è stata donata una vita nuova” (Spe Salvi n. 2). Scopriamo dunque come la chiamata di Gesù, l’incontro affascinate col Signore di tutti i signori, l’incontro con il Dio vivente è per A. e P. l’incontro vivo, la vera Speranza, che trasforma la vita dal di dentro e porta nel mondo per un servizio rinnovato. Infatti “non sono gli elementi del cosmo, le leggi della materia che in definitiva governano il mondo e l’uomo, ma un Dio personale governa le stelle, cioè l’universo; non le leggi della materia e dell’evoluzione sono l’ultima istanza, ma ragione, volontà, amore – una Persona. E se conosciamo questa Persona e Lei conosce noi, allora veramente l’inesorabile potere degli elementi materiali non è più l’ultima istanza; allora non siamo schiavi dell’universo e delle sue leggi, allora siamo liberi. Una tale consapevolezza ha determinato nell’antichità gli spiriti schietti in ricerca. Il cielo non è vuoto. La vita non è un semplice prodotto delle leggi e della casualità della materia, ma in tutto e contemporaneamente al di sopra di tutto c’è una volontà personale, c’è uno Spirito che in Gesù si è rivelato come Amore (n. 5). “La fede conferisce alla vita una nuova base, un nuovo fondamento sul quale l’uomo può poggiare … Si crea una nuova libertà … (n. 6). A. e P. in questa libertà di spirito si preparano al martirio come sigillo della loro fede e lo vivono come premio e corona dei loro giorni. Giorni terreni che preparano quelli celesti, dove lo sguardo temporale già contempla l’Eterno, la storia immette nella metastoria e il finito nell’Infinito. “Possiamo soltanto cercare di uscire col nostro pensiero dalla temporalità e in qualche modo presagire che l’eternità non sia un continuo susseguirsi di giorni senza calendario, ma qualcosa come il momento colmo di appagamento, in cui la totalità ci abbraccia e noi abbracciamo la totalità. Sarebbe il momento dell’immergersi nell’oceano dell’infinito amore, nel quale il tempo – il prima e il dopo – non esiste più…. Dobbiamo pensare in questa direzione, se vogliamo capire a che cosa mira la speranza cristiana, che cosa aspettiamo dal nostro essere con Cristo” (n. 12).

A. e P. comprendono che sono redenti mediante l’Amore, perché nella loro vita fanno esperienza del grande Amore che tutto dona e che diventa certezza. “L’essere umano ha bisogno dell’amore incondizionato. Ha bisogno di quella certezza che gli fa dire: “Né morte, né vita, né angeli, né principati, né presente, né avvenire, né potenze, né altezze, né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore” (Rm 8, 38-39). “Se esiste questo amore assoluto con la sua certezza assoluta, allora – soltanto allora – l’uomo è redento, qualunque cosa gli accada nel caso particolare. E’ questo che s’intende, quando diciamo: Gesù Cristo ci ha redenti” (n. 26). “In questo senso è vero che chi non conosce Dio, pur potendo avere molteplici speranze, in fondo è senza speranza, senza la grande speranza che sorregge tutta la vita (cfr Ef 2,12). La vera grande speranza dell’uomo, che resiste nonostante tutte le delusioni, può essere solo Dio – il Dio che ci ha amati e ci ama tuttora “sino alla fine”, fino al pieno compimento” (cfr Gv 13, 1)”. A. di Betsaida e P. di Tarso sono uomini di speranza perché portatori della “vita in abbondanza” nella relazione alla Speranza: “La vita nel senso vero non la si ha in sé da soli e neppure solo da sé: essa è una relazione. E la vita nella sua totalità è relazione con Colui che è la sorgente della vita. Se siamo in relazione con Colui che non muore, che è la Vita stessa e lo stesso Amore, allora siamo in vita. Allora viviamo” (n 27). “L’essere in comunione con Gesù Cristo ci coinvolge nel suo essere per tutti. Egli ci impegna per gli altri, ma solo nella comunione con Lui diventa possibile esserci veramente per gli altri, per l’insieme” (n. 28). Dall’amore verso Dio consegue la partecipazione alla giustizia e alla bontà di Dio verso gli altri di cui gli apostoli sono testimoni sapendo che “Dio è il fondamento della speranza – non un qualsiasi Dio, ma quel Dio che possiede un volto umano e che ci ha amati sino alla fine: ogni singolo e l’umanità nel suo insieme. Il suo regno non è un aldilà immaginario; il suo regno è presente là dove Egli è amato e dove il suo amore ci raggiunge” (n. 31).

A. e P. fanno del loro agire e del loro soffrire i luoghi di apprendimento e di rafforzamento della speranza. “Solo la grande speranza-certezza che, nonostante tutti i fallimenti, la mia vita personale e la storia nel suo insieme sono custodite nel potere indistruttibile dell’Amore e, grazie ad esso, hanno per esso un senso e un’importanza, solo una tale speranza può in quel caso dare ancora il coraggio di operare e di proseguire” (n. 35). Così i nostri due apostoli si uniscono alla Passione di Gesù: “Da lì in ogni sofferenza umana è entrato uno che condivide la sofferenza e la sopportazione; da lì si diffonde in ogni sofferenza la con-solatio, la consolazione dell’amore partecipe di Dio e così sorge la stella della speranza (n. 39). In tal modo la capacità di soffrire per amore della Verità, per annunciare il Vangelo della gioia è misura di umanità. La capacità di soffrire in A. e P. dipende dal genere e dalla misura della speranza che ben ancorata nei loro cuori diventa solida roccia per percorrere fedelmente il cammino dell’essere-uomo nel modo in cui Cristo lo ha percorso, perché ricolmi della grande speranza. Speranza che deve intrecciarsi con la vita che diventa dono e si fa prezioso cammino all’insegna della speranza. Scrive il Papa:“La vita umana è un cammino. Verso quale metà? Come ne troviamo la strada? La vita è come un viaggio sul mare della storia, spesso oscuro ed in burrasca, un viaggio nel quale scrutiamo gli astri che ci indicano la rotta. Le vere stelle della nostra vita sono le persone che hanno saputo vivere rettamente. Esse sono le luci di speranza. Certo, Gesù Cristo è la luce per antonomasia, il sole sorto sopra tutte le tenebre della storia. Ma per giungere fino a Lui abbiamo bisogno anche di luci vicine – di persone che donano luce traendola dalla sua luce ed offrono così orientamento per la nostra traversata” (n. 49). I santi apostoli sono tra queste persone luminose nella speranza e generose nella carità fino al dono di sé, vicine a noi per insegnaci a credere, sperare ed amare nell’impegno di ogni giorno.  

 

La SPERANZA è:

credere al sole dietro le nubi, scoprire il volto sacro della vita, sognare un giardino di fiori eterni, esser certi che sotto le rughe della corteccia scorre la linfa della vita, credere nella forza di un piccolo germoglio a primavera, celebrare i mille colori della vita, cogliere la bellezza e l’armonia del cosmo, scoprire l’amore dei genitori e degli amici, cogliere la preziosità di una nuova vita, è fare tuo il sorriso degli altri, contemplare un fiore che sboccia, sapere che il nuovo giorno sarà illuminato dal sole, meravigliarsi della natura, sorprendersi del bacio di due innamorati, ammirare e ricercare dei testimoni coraggiosi, come A. e P. sentire la forza di una chiamata e rispondervi per realizzare un progetto. Sperare è credere che un piccolo raggio di sole sarà accolto!

Accogliamo la Speranza per portare luminosità nelle scelte, calore nella nostra umanità, forza nel nostro impegno. A. e P. apostoli della Speranza risveglino in noi il fascino delle cose belle, il desiderio di scalare le alte vette; innalzino i nostri sguardi verso orizzonti sconfinati segno di una Presenza che, dietro alle cose, si dona, si comunica ed attrae.

E ora continua tu, con l’augurio di un ricco cammino!

 

Jelsi (CB): 30 novembre 2008                                                          Il Parroco: don Peppino Cardegna  

 

CON GLI AUGURI DEL PADRE ARCIVESCOVO MONS. GIANCARLO BREGANTINI: 

 

Auguri di forte speranza, con lo stile di Andrea Apostolo:

  1. seguire Gesù
  2. stare con Lui a lungo
  3. chiamare il fratello Pietro, con gioia.

 

Sempre vicino a tutti voi e grato a don Peppino.

+ Padre GianCarlo, Vescovo