MOLISE START CUP 2008

Premiato il progetto “Ladybug” di

Lino Cirucci – Michele Severino

   La tutela del territorio e l’utilizzo delle sue risorse in chiave economica sono tematiche fondamentali che, specialmente in questo periodo, rivestono un’importanza pressoché assoluta.

L’equilibrio tra la tutela del patrimonio ambientale e lo sviluppo economico sono in questi giorni materia predominante dell’agenda politica, la quale troppo spesso, però, vede questo tema essere accantonato e sottovalutato.

L’agricoltura, sia industriale che chimica, è una delle cause principali di emissioni di sostanze inquinanti del suolo, delle acque e dell’atmosfera. L’uso di questi composti porta a produzioni agricole contaminate da uno o più residui chimici: i pesticidi si ritrovano con alte percentuali nei prodotti elaborati come olio, vino, ma anche in tutti gli altri derivati di origine agricola.

Di fondamentale importanza è l’impatto che tali sostanze hanno sulle catene naturali, creando fenomeni di bio-accumulo e riducendo la biodiversità: ciò si traduce nella scomparsa di specie, sia animali che vegetali, nella perdita di qualità dei nostri prodotti, ma soprattutto in un rischio elevato per la salute del consumatore, ultimo anello della filiera alimentare.

Il progetto d’impresa “Ladybug” vuole dimostrare come sia possibile coniugare capacità di iniziativa imprenditoriale attraverso soluzioni di tipo ecologico, che considerino le specificità del territorio e le valorizzino in maniera ottimale.

“Ladybug” è una biofabbrica, una struttura in cui si attua l’allevamento di insetti da utilizzare nel campo della lotta biologica e della lotta integrata. L’opificio è concepito per la produzione di determinate specie di insetti, con caratteristiche adeguate alle specificità colturale della regione Molise, territorio di riferimento dell’azienda. La biofabbrica, in particolare, è concepita per la produzione di due specie entomologiche: il Bombo (bombus terrestris) e l’Encarsia formosa.

Il primo è un insetto impollinatore che, come le api, appartiene anche esso all’ordine degli imenotteri: come gli altri impollinatori è munito di particolari strutture morfologiche necessarie per la raccolta e il trasporto delle produzioni fiorali, cioè nettare e polline,  provenienti dalla flora che ne rappresenta il sostentamento e che, a propria volta, beneficia della loro attiva opera impollinatrice.

L’incontro tra fiore e impollinatori è l’espressione dell’alleanza creatasi tra flora e insetto nel corso di lunghe ere geologiche: tale rapporto è frutto di un cammino evolutivo parallelo, che da una parte permette il perpetuarsi e diffondere di numerose specie vegetali e dall’altra la conservazione e lo sviluppo di un gruppo animale di notevole importanza.

“Ladybug” prende in prestito questo meccanismo naturale, maturato e perfezionato dai meccanismi evolutivi, inserendoli in contesti di natura economica e di tutela dell’ambiente.

Una delle problematiche più urgenti che interessa il comparto agricolo è la drastica riduzione della popolazione di impollinatori, che provoca effetti negativi sia sulla quantità e qualità del prodotto (circa un terzo delle piante agrarie richiede impollinazione entomofila) sia sulla qualità del territorio (riduzione della biodiversità).

L’altro prodotto è Encarsia formosa, anch’essa un imenottero. Gli ecologi del comportamento animale definiscono questo insetto come un parassitoide, cioè una specie che agisce da parassita instaurando un rapporto con un altro individuo detto ospite; il parassitoide si differenzia dal parassita, in quanto quest’ultimo non porta alla morte l’ospite, a differenza di quanto avviene con il parassitoide.

In poche parole, l’Encarsia formosa è un ausiliario nella lotta di particolari specie di fitofagi delle principali filiere ortofrutticole del comparto regionale. Tali pratiche di difesa suppliscono all’utilizzo dei biocidi (i classici pesticidi e fitofarmaci), i quali, nonostante indubbie qualità come il basso prezzo e la facilità di utilizzo, presentano notevoli lati negativi: ripetizione degli interventi, resistenza sempre maggiore dei parassiti al prodotto, contaminazione dell’ambiente, limitazioni sanitarie e, cosa fondamentale, contaminazione del prodotto, il quale verrà poi inserito nella filiera alimentare del cliente-consumatore.

Come alternativa ai biocidi, le tecniche di controllo biologico si prefiggono lo scopo di mantenere i parassiti al di sotto della soglia di dannosità economica: il prodotto che la nostra azienda intende sviluppare non è soggetto a restrizioni legali, ambientali e sanitarie, non inquina, non è tossico e, soprattutto, colpisce in modo diretto il nemico del prodotto agricolo.

Sarebbe ingenuo, ed anche controproducente, non evidenziare i punti di debolezza di tali pratiche di difesa biologica: essi sono costituiti essenzialmente dalla maggiore capacità di gestione e utilizzo di tale prodotto, la quale richiede nozioni e professionalità specifiche. Tale aspetto, però, può tradursi automaticamente in un punto di forza di questa idea d’impresa.

Se è vero che il fine ultimo della conoscenza scientifica è quello di porsi al servizio dell’uomo e del miglioramento della sua qualità di vita, l’idea-impresa “Ladybug” si propone di essere un ponte di collegamento tra il mondo accademico ed il mercato del lavoro, tramite il coinvolgimento attivo di studenti e ricercatori all’interno dell’azienda, stimolando fortemente lo sviluppo di un’agricoltura capace di adottare tecniche e tecnologie di lavoro sempre più all’avanguardia.

In conclusione, la scelta di creare un’attività imprenditoriale in tale settore è data dalla necessità e dalle volontà di offrire un prodotto che possa coniugare capacità di iniziativa economica con soluzioni di tipo ecologico: ciò è possibile in un contesto come il Molise, regione sana e vitale, dove l’utilizzo di fitofarmaci è basso e la biodiversità è elevata.

Ladybug vuole rappresentare un modello di impresa eco-sostenibile, termine che troppo spesso è stato utilizzato a livello di intenti ma che troppo poco spesso è stato realizzato in concreto.