Riceviamo e pubblichiamo:

 QUANDO L’ENERGIA PULITA “SPORCA L’AMBIENTE”

 

La nostra Costituzione all'art. 9 recita : "La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione".

Jelsi, così come tutto il Molise, è diventato terra di conquista da parte di titolari imprese del settore energetico, spesso accompagnati anche da politici locali, improvvisatosi promoter dell’eolico che girano nelle amministrazioni comunali e da privati a caccia indiscriminata di contratti per la realizzazione di centrali eolici in cambio di compensi allettanti.

Questa proliferazione incontrollata di centrali è favorita dall'atteggiamento di molti Sindaci che, per sanare le finanze comunali, sono pronti a svendere parti del proprio territorio agli operatori eolici in cambio di lauti compensi annui. Parchi eolici che per effetto della ventosità vengono posizionati lunghi crinali collinari, attrattiva importante per il turismo verde, che si dice voler promuovere e diffondere nella nostra regione. Il pesante impatto visivo diverrà prevaricante anche nei confronti dei comuni confinanti che hanno rifiutato o non hanno richiesto centrali eoliche nel proprio territorio, un esempio drammatico in tal senso è rappresentato dalla Valle del Fortore, al confine tra le regioni Campania, Puglia e Molise, dove diverse amministrazioni hanno imprudentemente consentito l’installazione ognuna di una certo numero di pale eoliche cosicché oggi i crinali di tutto il comprensorio ospitano quasi 700 torri, oltre alle infrastrutture per il trasporto dell'energia quali, nuovi elettrodotti, manufatti e nuova rete stradale di servizio. L’effetto visivo da qualsiasi punto si osservi la vallata è tale che l’intero aspetto dei luoghi risulta pesantemente trasformato e ciò, unitamente alla rumorosità delle pale, fa decadere in modo definitivo qualsiasi valenza turistica del territorio. La stessa cosa si stava tentando di fare nella Valle del Tammaro in prossimità della città romana di ALTILIA, in uno scrigno naturale a ridosso del Parco del Matese, evitata per il momento da cittadini e da qualche politico lungimirante.

Le centrali eoliche sono sovvenzionate da fondi europei ( 40% ) e regionali, così le ditte private spendono poco negli investimenti e guadagnano moltissimo nella connessione con l'ENEL. Ai piccoli comuni vanno le briciole, con l'illusione di aver fatto un buon affare. Ma per questi comuni delle zone interne il rischio è di un danno irreversibile al proprio territorio, e l'addio ad ogni prospettiva turistica.

Alla devastazione del paesaggio si accompagna il grave danno arrecato all’ambiente naturale, nelle sue varie componenti. Spesso le aree scelte per la realizzazione degli impianti costituiscono habitat di elevato pregio naturalistico, che in molti casi, proprio per il loro valore ambientale di importanza spesso non solo regionale ma nazionale ed internazionale, ricadono in aree protette dalla legislazione interna (parchi nazionali e regionali, riserve naturali) o in siti d’importanza comunitaria, o in entrambe le situazioni. I progetti che si stanno proponendo non tengono in nessun conto i principi di conservazione acquisiti in questi ultimi decenni nel nostro Paese e in Europa e che hanno trovato espressione giuridica in fondamentali norme nazionali come la legge quadro sulle aree protette n.394 del 1991, nella cosiddetta legge Galasso su vincoli e piani paesistici, oggi convertita nel D.L. 490 del 1999, nonché nelle relative leggi regionali in materia.

I siti di importanza comunitaria (SIC) ospitano specie animali e habitat minacciati e meritevoli di misure speciali di tutela e, per tale motivo, sono riconosciuti di rilevanza europea sulla base di convenzioni internazionali e di norme comunitarie come la Direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatica, recepita in Italia con il D.P.R. 8 settembre 1997 n.357 e la Direttiva 79/409/CEE concernente la conservazione degli uccelli selvatici del 2 aprile 1979, recepita in Italia con la legge n.157 del 1992.

Le suddette Direttive prevedono l’istituzione di una rete europea di aree protette denominata NATURA 2000 e i siti individuati ai fini della loro inclusione, elencati nel Decreto del Ministro dell’Ambiente del 3 aprile 2000, furono a suo tempo individuati dalle Regioni sulla base di studi naturalistici appositamente condotti.

LE  RAGIONI  DEL  NO

La presente vale come invito a tutti i Sindaci affinché valutino bene gli investimenti che si apprestano a fare, e ai cittadini a prendere coscienza dei gravi danni già prodotti dall’eolico selvaggio. Il Molise non ha troppo patito l’industrializzazione, è un Molise di contadini e di pastori legati alla terra che hanno garantito la presenza nelle zone più disagiate e preservato il territorio, garantendo peculiarità e tipicità, cultura e tradizioni. Questa e la vera ricchezza del popolo molisano. Bisogna impegnarsi su un diverso modello di sviluppo che sappia valorizzare queste ricchezze trasformandoli in opportunità di sviluppo e lavoro per la nostra gente.

 

Michele D'AMICO – Ass. alle politiche del territorio del Comune di Jelsi (CB)