IL CAMMINO

 

 “Per me esiste solo il cammino lungo qualsiasi sentiero che abbia un cuore. Qui io cammino, e la sola prova che vale è attraversarlo in tutta la sua lunghezza. Qui io cammino guardando, guardando, senza fiato…” Sono le parole di Carlo Castaneda in uno dei suoi tanti scritti che affascinarono i giovani del secolo appena passato. Credo che ben si addicano all’ultimo percorso di circa 30 chilometri di Sali-scendi in notturna, del 18 agosto da Tufara a Foiano di Val Fortore nella vicina Campania a cui ha partecipato un nutrito gruppo proveniente dai due borghi e da Baselice e Jelsi. Fra i jelsesi, il Presidente del Comitato S. Anna Augusto Passarelli, il consigliere regionale Michele Petraroia e Concetta Miozzi. Alla testa del corteo, dietro la croce, l’Arcivescovo Padre Giancarlo Bregantini. Una camminata di pellegrinaggio per onorare il tragitto fatto in vita dal Beato Giovanni da Tufara, eremita nelle grotte di Baselice e iniziatore della costruzione del monastero in “Gualdo Mazzocca” di Foiano. Padre Giancarlo ha un passo energico e spesso procede in silenzio, come si addice a chi proviene da zone montane. Silenzio forse un po’ troppo spesso interrotto dalle parole o le richieste di chi gli si accosta. Lui ascolta, risponde a tutti con pazienza e cortesia. A volte occorrerebbe più sensibilità; a volte bisognerebbe esser meno importuni. Prima della partenza, durante la messa all’aperto, aveva detto che nella vita le salite sono importanti perché misurarsi con le difficoltà serve all’individuo nel comprendere le proprie forze, nel valutare ed affrontare gli ostacoli, nel raccogliere il premio finale, nel crescere: in senso simbolico, naturalmente. In quello reale, fisico, le salite “strappacore” le si sono affrontate proprio in territorio di Baselice, quasi alla fine del viaggio. Ma c’erano le preghiere, i canti a dare energia e una meravigliosa luna a rischiarare il cammino. Forse qualche chiacchiera di troppo, quel cicaleccio di ciarle che disturba la concentrazione di chi è lì con uno scopo ben preciso; forse troppo microfono che snaturava il raccolto Rosario e il canto di grilli, ma ci vuole un po’ di tolleranza… Probabilmente qualcuno, lungo il tragitto, si è staccato dal gruppo, ha anticipato la testa, non proprio ben visto -magari- da qualche parroco in fila: qualcuno forse cercava più silenzio; qualcuno forse seguiva un proprio pellegrinaggio, il proprio cammino del cuore. Ma c’era. Padre Giancarlo, al confine tra Molise e Campania ha fatto una battuta: “Ora devo tornare indietro perché non posso invadere il territorio di un altro Vescovo!”. In realtà, al mattino dopo, aveva numerosi impegni da onorare. Alle 7 del giorno dopo, avvolti dalla luce dell’alba e dai raggi di un meraviglioso sole nascente, si è giunti a destinazione stanchi, provati ma soddisfatti e ristorati da un’abbondante colazione. All’Abbazia, inficiata ai lati da contenitori e piatti di plastica di precedenti banchetti (non si rispetta neppure un luogo sacro!) è giunta la notizia che la messa sarebbe stata svolta alle 11! Un po’ troppo per molti che inforcando la porta del pullman sono tornati ai luoghi di provenienza… Nelle orecchie e nella mente, le parole di Padre Giancarlo alla partenza: “Dobbiamo tornare a dire GRAZIE. Grazie per le opportunità che la vita ci dà momento per momento. Grazie all’amico, grazie al nemico. Nel ringraziare, nell’usare questa unica, semplice parola ci sentiremo meglio, più disponibili, più sereni…” Allora Grazie Padre Giancarlo e grazie a Dio o al destino che ha voluto assegnarci qui in Molise un Vescovo come te, un uomo come te. GRAZIE.

Pierluigi Giorgio