PIERLUIGI GIORGIO, CITTADINO ONORARIO DI JELSI

 A conclusione della serata del Premio Internazionale "LA TRAGLIA", lei ha ricevuto dall'Amministrazione Comunale la Cittadinanza Onoraria per la qualità artistica dell'impegno profuso per la nostra terra e per la rivalutazione e cura delle tradizioni, dell'ambiente e dei valori culturali di Jelsi e del Molise. Che significato dà a questo riconoscimento?

 Sulla pergamena consegnatami, nell'intestazione si legge: "La Comunità di Jelsi conferisce ecc… ecc..". Bene, è a queste quattro parole che io dò valenza particolare, non tanto al riconoscimento in sé che pur mi fa contento. Veda, non venga letto come presunzione ma ormai penso di essermi conquistato di per sé la Cittadinanza jelsese sul campo, da quando poppai il mio primo latte donatomi da una contadina di qui, Giuseppina Passarelli, “Peppinella Tizzone” -perché purtroppo mia madre non ne aveva di suo- al fatto che in tempi più recenti ho scelto di prendere una casa in affitto proprio in questo paese per avere l'opportunità di restarci più spesso, per camminare da solo come scelgo spesso di fare, tra le contrade abbandonate ed i campi di grano. E’ un premio comunque che sento offertomi - dopo 25 anni di attività e promozione in buona dose silenziosa per il Molise- da tutto la mia regione, e mi è più gradito perché mi giunge dalle mani di un paese contadino.

 Naturalmente non è solo per questo?

 Jelsi l'ho portata sempre con me, nei luoghi segreti del cuore anche quando per molti anni non son più tornato. Ho raccontato di Jelsi e della sua Comunità, del Molise in generale, sulle riviste nazionali, nei programmi radiofonici, in testi teatrali e infine svariate volte con i documentari in televisione. Ho fatto in modo ultimamente -e continuerò a farlo- di portare il borgo all'attenzione di gente valida che invitavo da fuori, gente che conta e che può pubblicizzarla nella maniera giusta, ma in fondo -ribadisco- è quello che spontaneamente faccio per il Molise sin dagli anni delle mie camminate sui tratturi.

 A Carnevale la riscoperta del Ballo dell'Orso, oggi il Premio La Traglia. In fondo il Molise ha tante tradizioni. Perché l'istituzione proprio a Jelsi ?

 Senza nulla togliere alla qualità di ricorrenze meritevoli quali la N'docciata di Agnone, la Faglia di Oratino, le Maitunate di Pietracatella e Gambatesa ecc…, ho voluto qui questo Premio perché ben s'inserisce nel contesto della Festa del Grano di Sant'Anna; gli appartiene di diritto, perché è legato alla terra e alla Comunità. Una Comunità unita, solidale nel momento del bisogno: lo hanno nel loro DNA.

 A parte l'Amministrazione Comunale, come ha accettato la sua idea il Comitato Festa? Perché proprio nel periodo di S. Anna?

 Con entusiasmo e consapevolezza anche per il suggerimento del nome: "La Traglia", l'antico mezzo di trasporto contadino trainato dai buoi che addobbato, viene usato anche nel lungo corteo di carri. Come dicevo, credo che questa nuova manifestazione di premiazione debba appartenere proprio a loro, a quelli della Festa ed al Comitato perché è sulla Festa che va attirata l'attenzione.  Il resto passa, ma se muore la Festa, muore Jelsi. L’idea è che Jelsi possa diventare con visibilità internazionale, il centro simbolico proprio della tradizione in Molise! Si deve inoltre avere l'accortezza di non far svilire il Premio, nel tempo, di non strumentalizzarlo con consegne fasulle a chi per esempio potrebbe esser utile solo per opportunità ma a coloro che, nel mondo, hanno fatto e vanno facendo veramente qualcosa di valido per la salvaguardia e cura di una  tradizione, dell'identità culturale e religiosa delle piccole comunità ed etnie altre. Ma vigilerò per questo… Non amo affatto l’eccessivo presenzialismo, ma non amo neppure perdere il controllo sui progetti da me ideati e realizzati per non vederli banalizzare in uno stagno di non professionalità.

Inoltre, non è detto che necessariamente va premiata solo gente nota, anche un contadino, un artigiano può ricevere il riconoscimento, un indigeno australiano o che so io.

 Ha ricevuto consensi unanimi?

 Ho avuto aiuti concreti. A parte dagli Enti, Franco Giorgio Marinelli in testa, da Molise Live, da Mario Pietracupa e Nicola Magri; il vero sostegno morale mi è arrivato anche dagli incitamenti affettuosi di amici: Mario Santella, Antonio Jannone, Luigi De Maria, Antonio Maiorano del Comitato S. Anna; dalla gente umile che non conosco ma che mi stringe la mano o regala un sorriso… E spero di esser riuscito a contraccambiare con i risultati. Io non amo chiacchiere, ma fatti concreti; e l’ho sempre dimostrato.

 Cosa intende per chiacchiere? C’è stato qualche malumore, non condivisione?

 Veda, sono una persona franca, diretta, entusiasta e istintiva, disponibile o coriaceo: quello che provo lo metto in piazza: entusiasmi e rudezza. Non sono un diplomatico, tantomeno un politico, non vivo e non conservo rancori: non credo di esser “la verità scesa su questa terra” ma so ascoltare, accettar consigli utili -lo dimostra il fatto che cerco da sempre frequentazioni e insegnamento tra i più umili che onoro con il rispetto e questo mi viene anche dalle frequentazione con i Nativi Americani- e al di là di tutto sento di essere profondamente sincero; non mi risparmio mai, non ho scopi duplici e soprattutto non sono a caccia di notorietà in Molise: se questo avviene è perché da anni le idee che porto si sono dimostrate valide, confortate anche dalla considerazione di studiosi del campo, sostenute non da improvvisazione, ma da un impegno di professionalità. Quello che faccio mi è dettato da un viscerale amore per questa terra che mi ha dato tanto e alla quale sento di ricambiare. Tutto ciò che faccio non è né per questo, né per quello ma è solo un fatto personale: una questione di debito e di riconoscimento tra me e questa meravigliosa terra.

 E allora?

 Allora succede a volte, come è già successo nel passato -ma sono casi sporadici ed insignificanti- che c’è qualcuno che crede di usarmi offrendomi tappeti rossi; pensa di assaporarmi, divorarmi, per poi vomitarmi, trattenendo però l’offerta di idee iniziali, facendola propria. O di ostacolarmi, di creare intoppi, di soffiare sul fuoco nell’ombra. Spesso, molto spesso per gelosia -a volte per ignoranza, ma questa è più giustificata- E quando si verifica è tra gente “colta”, che ha studiato, che ha una laurea. Ma io sono un artista con un senso profondo della poesia, dell’umiltà, della collaborazione e della solidarietà; non un fesso!... C’è chi travisa i miei scopi o in mala fede “chiacchiera” ma mai direttamente in faccia. Che usa il proprio metro soltanto, senza elasticità; che si sente scioccamente esautorato di un proprio spazio, di una propria visibilità o che mette in parallelo eventi culturali con sagre. Ma lo scopo, lo spazio principale, il palcoscenico, non dovrebbe essere in primis per Jelsi e per il nostro Molise in generale? Le assicuro, è veramente soltanto una minoranza! E del resto, quando riterrò di non aver altro da dire o da fare o mi stancherò e se mi stancherò, chiuderò le saracinesche e tornerò in Molise -qui o lì che sia- solo in vacanza!

 C'è amarezza in quel che dice?

 Ho le spalle grosse e “me ne impipo”; sto semplicemente rispondendo alla sua domanda… e comunque -mi creda- tutto mi è compensato da chi ha tra le mani una laurea molto più valida: quella conferitagli dalla natura, dal lavoro nei campi e dai sacrifici. Una laurea di saggezza. E' a loro che dedico questo riconoscimento di Cittadinanza: agli emigranti che non son più tornati, a chi miete il grano per la Festa, alle decine di treccianti generose ed umili che svolgono il loro compito in silenzio e che mai nessuno invita sul palco; alle bambine e ai bambini dal passo incerto che trasportano le piccole traglie a S. Anna, ai ragazzi che mettono su carri allegorici grandi, molto più grandi delle loro minuscole dita.

E' a loro che dedico il mio lavoro di sempre. Perché son loro che vanno incitati, stimolati, incoraggiati… ringraziati. Son loro che porteranno avanti questa spontanea, meravigliosa tradizione.

 

Pierluigi Giorgio