Parrocchia “S. Andrea Ap.”, Largo Chiesa Madre n. 10, JELSI – CB

 

Nell’amore plurisecolare e rinnovato a S. Anna

III Lettera pastorale in onore di S. Anna, Protettrice e Compatrona di Jelsi (CB)

 

Carissimi,

in queste poche e semplici righe tento di raccogliere in unità il ricco patrimonio di fede, passione, storia ed arte sorto lungo il solco dei secoli scavato dalla devozione e dal rinnovato amore verso la Madre di Maria SS.ma, Sant’Anna. La breve riflessione vuole soltanto indicare un percorso ed offrire spunti che si prestano per ulteriori ricerche culturali ed approfondimenti biblico-spirituali.

La venerazione per S. A. ha avuto nel mondo una graduale e larga espansione prima in Oriente e poi in Occidente. In Italia vivo è l’affetto e la pietà popolare verso la santa. Nel Molise diversi sono i paesi legati a Lei da un’antica religiosità popolare che fin dal 1805 (anno del grande terremoto) ricorrono alla “Gran Madre” di Maria e Le offrono le primizie del grano in segno di protezione, di offerta spirituale e di ringraziamento. La nostra Jelsi in merito conta ormai ben più di due secoli di storia, fede, spiritualità, tradizione, arte nel lavoro del grano e della paglia, poiché legati indissolubilmente alla figura della “Grande Madre delle Messi”, S. A, la cui festa ha storiche radici spirituali diramate in tutto il mondo. La fede emerge come elemento costitutivo dell’identità jelsese anche nei paesi di approdo nei difficili anni dell’emigrazione. Un popolo, come quello jelsese, che all’estero pur venendo a contatto con altre culture, con nuovi modelli e stili di vita ha saputo mantenere salda nella devozione a S. A. e nel suo legame affettivo una simbiosi vitale con la propria terra di origine, fondendo in una mirabile sintesi vecchio e nuovo mondo. Ecco come appare, in chiave locale, all’analisi storica il fenomeno migratorio che ha coinvolto Jelsi verso la fine dell’Ottocento e ancor più in modo massiccio, come risulta dall’archivio parrocchiale e dalla fitta corrispondenza con i parroci, agli inizi del Novecento. Fusione tra storia e spiritualità, dunque, tra origini e futuro, tra fede e identità, tra memoria e profezia che ha spinto e ancora spinge a creare nuove possibilità di incontro, di dialogo, di impegno sociale e di celebrazione intorno alla Madre di Maria, sia in Italia, sia all’estero. Infatti da decenni la comunità jelsese si è attivata nel vivere progetti culturali e gemellaggi spirituali con diversi paesi, dove era ed è tuttora viva la stessa tradizione e venerazione della santa, come Larino, Pietracupa, Pescolanciano per citare alcuni paesi molisani; Foglianise (Bn) ed altri paesi campani. Tuttavia è soprattutto nei figli jelsesi emigrati che emerge la forza di questa simbiosi di culto, identità e cultura affermatasi da tempo, grazie al loro generoso lavoro, in diverse parti del mondo: Caracas (Venezuela), Buenos Aires (Argentina), South Norwalk CT (USA), Perth (West Australia), Montreal (Canada, Quebec) con S. Anné de Prescott (Canada, Ontario) nonché con Minturno (Lazio), Osimo (Marche), Savigliano (Piemonte), Sarentino (Trentino Alto Adige) ecc.; tutti momenti celebrativi arricchiti con incontri religiosi, umanistico-culturali, storici e scientifici. Ecco dunque la forza di un’amore appassionato che avendo le sue storiche radici in S. A. ha superato tempi e luoghi ed è diventato punto saldo di riferimento per tutti e soprattutto per le nuove generazioni che con fierezza guardano al passato e si fanno garanti e diffusori di questa preziosa eredità spirituale.

Nella navata destra della Chiesa Madre “S. Andrea Apostolo” di Jelsi la statua di S. A. (della scuola scultorea di Ortisei -Bz) portata il 26 luglio di ogni anno in processione è rappresentata come Madre esperta, sicura, forte e tenera, nel porsi come educatrice ed accompagnatrice nella crescita e nella fede della sua piccola figlia. La compostezza e la fierezza della sua persona, la sua figura essenziale di donna saggia con il capo semplice e coperto (come nella tradizione femminile ebraica), di Madre equilibrata ed energica, è ripresa nell’atteggiamento di insegnare e indicare a Maria fanciulla la via di Dio. Infatti S. A. con l’indice della mano sinistra indica a Maria il cielo e la paternità di Dio mentre con la mano destra poggiata, con sicurezza, sulla sua spalla Le fa capire che in questo cammino non è sola poichè i suoi genitori non solo indicano la strada celeste, additando le alte vette della santità, ma praticano e vivono nella Legge antica, nella gioia del suo servizio e nell’amorosa volontà divina. S. A. con il suo volto radioso e solare, invita ad alzare lo sguardo, chiama ad uscire dal proprio piccolo orizzonte e a tuffarsi nel mistero dell’Eterno Amore. Grazia e fascino delle alte cime spirituali che in Lei ben si coniugano con una vita di Madre concreta e sapiente che conosce le cose essenziali per raggiungere la perfezione tradotta in scelte consapevoli e coraggiose sulla via del bene e della verità. Con Lei comprendiamo che amare il Signore significa amare in libertà, coinvolgendo la propria esistenza nel dono totale di sé. La garanzia di potercela fare non risiede nelle forze umane, ma soprattutto ed esclusivamente nella fede dell’amore di Dio che abita nella vita del credente e guida la storia dell’umanità. Oggi come ieri dunque la “Grande Madre”, donna sapiente e modello per ogni persona impegnata nell’arte di educare, è punto di riferimento per chi sa incrociare il suo volto radioso ed affidarLe nella preghiera sincera i passi dei figli, i progetti familiari, il proprio lavoro e le scelte della vita di ogni giorno.

Quante spighe di grano indorate dal sole estivo venivano e vengono raccolte (nel giorno della grande mietitura coordinata da sempre dal Comitato Festa Parrocchiale S. A.) e donate alla santa! Quanti covoni di grano vengono preparati con entusiasmo! Quante spighe ornano il paese al passaggio della santa! Quante traglie tirate da buoi e quanti carri sono rivestiti di chicchi maturi! Ciò è il sentito omaggio spirituale dei fedeli, segno di radicata devozione e del sincero affidarsi a Colei che, conoscendo la strada divina può illuminare, suggerire soluzioni agli smarriti, comprendere il vissuto di ciascuno e incoraggiare a nuovi passi il credente. In questa plurisecolare tradizione, la spiga di grano, frutto della terra e del lavoro umano, offerta alla Madre santa, diventa segno pregnante dell’umano cammino all’insegna del dono ed è simbolo della festa che nella fede tutti unisce, impegna e affratella. Infatti, secondo il primario significato liturgico-celebrativo, come tanti chicchi - sparsi sui colli, raccolti insieme e macinati - formano un solo pane, così tutti i figli spiritualmente uniti alla “santa del grano” vivono nel sacro vincolo fatto di preghiera, impegno e dedizione, realizzando quella simbiosi di vita prima richiamata. La bellezza e la luminosità di una spiga matura fanno pensare, infatti, a significati poliedrici, spesso da me usati nelle lettere pastorali in onore della Compatrona di Jelsi; significati che fanno comprendere come l’amore, culminante nell’offerta a S. A., coinvolga e riempia ogni esperienza di vita. In tal senso la spiga di grano diviene segno di protezione, di offerta spirituale, di dono generoso e di ringraziamento. Infatti la spiga riporta al grazie per il frutto della terra e della vita. La terra non è solo una casa per l’uomo chiamato ad abitarla. E’ la sua origine e in qualche modo il suo destino: un destino di morte e di risurrezione che ogni chicco della spiga racchiude e apre alla prospettiva eterna di “un nuovo cielo e una nuova terra” (Ap 21,1). Così la festa di S. A. diventa ogni anno centro di socialità e di accoglienza, cui tutti fanno riferimento: punto significativo di aggregazione territoriale; elemento di identità e di convivenza sociale; scuola di vita e di grazia; momento di riscoperta della lode divina, di difesa e di valorizzazione del creato, di personalizzazione di rapporti, di memoria storica nel rafforzare e trasmettere il vissuto di fede delle precedenti generazioni.

Per questo é significativo chiedere al Datore di ogni dono, di ridonarci il gusto del frumento e del pane vero, il sapore delle cose autentiche, la pazienza dell’attesa e la gioia del raccogliere i frutti, l’esultanza di camminare alla Sua presenza per fare della nostra vita un dono rinnovato. Auguri!

 

JELSI (CB): 26 luglio 2008                                                         

 Il Parroco: don Peppino Cardegna

 

 

CON GLI AUGURI DEL NUOVO PADRE ARCIVESCOVO MONS. G. M. BREGANTINI

 

E’ con affetto profondo che benedico questa III Lettera Pastorale del Vostro amabile Parroco, che tanto ha capito il Vostro cuore e tanto Vi segue. Siate sempre più uniti, vicini, profondi nella FEDE, solidali, misericordiosi l’un l’altro. E S. Anna Vi benedica e con Voi, benedica tutti gli emigrati.

Con preghiera:

 

+  Padre GianCarlo, Vescovo