Il RITORNO DELL’UOMO ORSO

 Sono duri a morire gli antichi riti pagani di propiziazione, molti, appena modificati, sopravvissero all’avvento del cristianesimo alcuni sono giunti addirittura fino a noi, come questa pantomima dell'uomo orso o uomo selvatico di cui stiamo vedendo la  rappresentazione a Jelsi, nel Molise,a due passi da Campobasso. Un rito che secondo alcuni studiosi si ricollega alle antiche cerimonie invernali di fertilità. Con la morte che cela al suo interno la rinascita, la vita. Per altri esso va ricondotto invece all’archetipo del sacrificio, che con la sua morte purga la comunità delle colpe commesse. Il rito dell’orso a Jelsi non veniva più rappresentato da decenni. è stato riscoperto e portato a nuova vita grazie al concorso di diverse volontà:l'interesse di alcuni studiosi per questa e altre maschere zoo-antropomorfe presenti, tutte con lo stesso significato, nelle tradizioni del Molise, la lungimiranza degli amministratori di questo piccolo paese, che hanno sostenuto e finanziato la rinascita dell’antica usanza e, soprattutto, la  ricerca accurata portata a termine dall’attore, regista, documentarista Pierluigi Giorgio, un artista che da anni si dedica alla riscoperta delle tradizioni a rischio di estinzione. Anticamente l’orso girava per i vicoli trascinato a catena dal suo domatore. Entrando all’interno di alcune case seminava un panico programmato utile alla costruzione di tensione destinato a concludersi con  la liberazione finale e collettiva dal tormento. A distanza di oltre mezzo secolo dalla  sua ultima rappresentazione il rito dell’orso torna oggi, riveduto e corretto, anche sotto forma di ballata. Orso, coro, popolani un prete che deve esorcizzare l’anima selvaggia e ribelle dell’animale, tutti concorrono al processo che, alla fine, dovrà vedere la vittoria  del bene sul male, la rigenerazione della vita e il ritorno dell’abbondanza che scaccia la carestia. Vittoriosa, in fondo, è la comunità, depositaria di forze ancestrali e centripete, le sole in grado di far trionfare l’ordine cosmico sul caos. Aggiunge fascino ed emozione  al rito la musica dei Pagus, un gruppo che da anni si  dedica alla riscoperta di brani tradizionali e di antichi strumenti musicali.

Scambiare tutto questo, come afferma qualcuno, per folklore sarebbe un modo riduttivo ed errato di guardarsi allo specchio. Saper rileggere con attenzione il nostro passato, anche quello che appare più distante dal gusto e dalla sensibilità contemporanei, è strumento indispensabile per capire meglio i vastissimi orizzonti di appartenenza del nostro essere quotidiano.