A Kettorë

Quasi tutte le “Kttorë” della nostra zona, venivano costruite dalle ramerie di Agnone ( Isernia ) che è stata attive fino ad alcuni anni fà, (famosa la rameria di Tempera in Abruzzo che funzionava con la forza motrice dell'acqua del fiume Vera e disponeva di un albero motore in legno mosso da una ruota idraulica con pale che azionavano i magli). Durante il periodo bellico della II^ guerra mondiale a  Jelsi è vissuto il grande ramaio Vincenzo Galasso originario di Agnone

I pezzi semilavorati, venivano trasformati in vere “Kttorë”  nelle botteghe artigiane sparse nei maggiori centri abitati. Nelle botteghe, i pezzi venivano riscaldati e battuti con martelli di legno duro o di metallo, poi venivano sbiancati con l'acido, puliti ed infine l'artigiano più esperto( mastro ramaio ) provvedeva a decorarli con gusto, infine si fissavano i manici con dei chiodi di rame e si provvedeva alla stagnatura interna per evitare che si contaminasse l'acqua che doveva contenere la “Kttorë”  dato che il rame a contatto con l'aria si ricopre di uno strato di carbonato nocivo. (Gli ultimi ramai di Jelsi sono stati Antonio Flora (Zì Totonno) e Salvatore Midolla, un suo amico e collega e l’artigiano Branco che lavora ancora il rame a Campobasso

La “Kttorë”, si presta più delle altre, data la sua particolare forma ad essere portata in testa ed il suo insostituibile impiego per portare l'acqua è stato fondamentale, la “Kttorë”  si metteva anche nel corredo della sposa. Pratico accessorio della “Kttorë”  era " ù manèrë " una grossa coppa sempre di rame con un lungo manico che finiva ad uncino, che veniva usato per prendere l'acqua dalla “Kttore”  per gli usi di cucina o per bere. Dentro casa, la “Kttorë”  veniva sistemata ad una certa altezza per facilitare il prelievo dell'acqua oppure su una base a “peccellate” di paglia.

Per camminare senza problemi con la “Kttorë”  in testa, si utilizzava una mappa o “manderë” arrotolata ( spàrë ) la quale fungeva da ammortizzatore e la “Kttorë”  non correva il rischio di cadere. Le donne, portavano la “Kttore”  in testa con estrema naturalezza, senza alcuna difficoltà, senza mantenerla e spesso mentre camminavano erano intente a lavorare a maglia. In certe ore della giornata, erano molte le donne che, con la “Kttore”  appesa al braccio si recavano alla fonte per prendere l'acqua o durante il ritorno con il prezioso liquido in testa, intorno alle fontane mentre si attendeva il proprio turno e le “Kttore”  si riempivano fino all'orlo.

Attualmente, la “Kttorë”  è ancora in commercio, ma il suo uso è prettamente ornamentale.

Nicola Di Vico ha elaborato un “fisica della Kttorë” in cui la parte alta svasata veniva riempita per un terzo e funzionava da “tappo inerziale” per l’acqua contenuta nella parte inferiore, rendendo possibile il trasporto.