ECOMUSEO
DEL GRANO – S.ANNA – JELSI (CB)
PREMESSA
Sant’Anna
-Festa del Grano - Jelsi
Il Progetto Turistico-
culturale, sviluppato nel corso del triennio 2003/2005, ha avuto lo scopo di
delineare sinteticamente gli ambiti strategici e d’intervento finalizzati
alla valorizzazione e promozione della Festa del Grano di Jelsi autentico
gioiello della tradizione popolare Molisana, ed inoltre gli ambiti
storico-umanistico e scientifico-culturali con i quali individuarne l’azione
sostanziale per favorire processi endogeni di sviluppo utilizzando anche
sussidiariamente la forza della tradizione come volano di crescita
turistico-culturale e socioeconomica
Si
è cercato con lo sforzo corale della Comunità, delle Associazioni culturali, sportive sociali e professionali di individuare gli ambiti sostanziali degli
interventi storico-umanistico e scientifico-culturali per innescare un processo
fattivo di osmosi tra retaggio storico-umanistico, tradizione e sviluppo,
favorendo coesione sociale e identità regionale.
Con le Comunità Molisane nel
Mondo e particolarmente con quelle Jelsesi abbiamo costituito una rete
associativa che raccoglie le migliori risorse umane e professionali disperse a
causa dei processi migratori da oltre un secolo .
L’occasione è stata colta in
coincidenza del Bicentenario della Festa del Grano.
Le prospettive di sviluppo del
Comune e della Regione sono sempre più influenzate dalle concrete competenze di
Marketing territoriale di cui si dispone e dalla capacità di competizione che
si è in grado di attivare sia per trattenere quanto creato all’interno del
sistema locale, che per attrarre quanto più possibile valore dall’esterno.
Per queste ragioni abbiamo
puntato su una serie di eventi:
•
Manifestazioni folkloriche e/o religiose
dirette al recupero di tradizioni popolari legate al Ciclo del Grano e alla
Civiltà Contadina.
•
Organizzazione di raduni regionali ed
interregionali o internazionali (incontri
spettacolo con gruppi provenienti da paesi esteri ove risiedono i Molisani)
sul territorio comunale e provinciale e alla partecipazione a manifestazioni
italiane o internazionali finalizzate a scambi culturali significativi;
•
Manifestazioni culturali o di spettacolo
legate e finalizzate alla conoscenza ed alla valorizzazione della storia
locale, dello spazio storico, del centro storico o di monumenti di particolare
rilevanza, di carattere comunale ed intercomunale e/o finalizzate alla
partecipazione giovanile, anche attraverso il collegamento con il mondo della
scuola;
In sintesi abbiamo cercato di
avviare un processo di valorizzazione del sistema turistico che pone il Comune
e i mondi vitali della Comunità: Parrocchia, Comitato Festa del Grano, Associazioni
locali e nel mondo, Enti, Aziende, Volontariato come attori chiave del
“sistema” locale attraverso la:
•
Attrattività dell’Evento
Bicentenario
•
Mobilità
•
Proposte Turistiche-culturali
•
Servizi e offerta turistica
•
Efficaci e incisive comunicazioni Promozionali
•
Risorse endogene del Territorio
Ciò è stato possibile in primis dal Grande Evento del Bicentenario
della Festa del Grano di Jelsi, con la promozione e cura della Sfilata delle Traglie
e degli eventi correlati e da una rete di accoglienza che ha dato ospitalità a
oltre 2000 Molisani rientrati da ogni parte che si sono aggiunti alle migliaia
che partecipano ogni anno a questa straordinaria manifestazione.
Lo slogan Ufficiale Bene ha Sintetizzato L’Evento del
BICENTENARIO “ Il Molise e Jelsi nel Mondo, Oggi il mondo nel Molise e a Jelsi”. Sono stati aperti oltre 62 “Cantieri”, di cui
12 Cantieri con 200 Treccianti che hanno
intrecciato Grano Duro Molisano per migliaia e migliaia di metri per abbellire
JELSI, e 50 Cantieri con oltre 800 Traglieri per realizzare Traglie e Carri
Artistici in Grano offrendo alle migliaia di visitatori nazionali ed internazionali
abituali un evento unico che si ripete da 200 anni, consentendo alle nuove
generazioni la rivisitazione di quello
che “fu’ tempo nostro”. Le
manifestazioni degli eventi centrali sono avvenute nel mese di luglio e
culminate nella giornata del 26 luglio
2005 giorno del Bicentenario di Sant’Anna-Festa del Grano .
Riteniamo che questa Festa, che supera
i confini regionali, appartenga alle Grandi Tradizioni della nostra Regione
pertanto proponiamo che La Festa del Grano in Onore di Sant’Anna sia inserita
e promossa tra le tradizioni di maggior rilievo della Regione Molise
perché essa, seppur realizzata
nell’ambito territoriale di Jelsi, rappresenta la cifra storico-culturale di
una Regione che è luogo minerario di cultura e storia e contribuisce alla
grandezza e dignità della intera nazione Italiana.
RELAZIONE
Ecomuseo del Grano Sant’Anna
“Intra muros” e “open air”
Fin dalle origini il museo ha fondato la sua
unica esistenza in ambienti chiusi e fortemente protettivi; è solo degli anni
ottanta l’idea di ecomuseo, della musealizzazione attiva di un territorio.
Il
museo è sempre rimasto sostanzialmente intra muros.
In
Italia si consolida sempre più a partire dagli anni 70 una una nuova concezione
del Museo a cui aderiranno grandi Italiani (V. Emiliani - dal Museo al
Territorio,Tonino Guerra -I luoghi dell’Anima - Pennabilli)
Perchè
il museo fuori del museo? La proiezione del museo al di là di se stesso ne ha
automaticamente spostato l’attenzione conservativa e la funzione educativa dall’oggetto
al contesto che lo ha espresso. Il museo
saggia e recupera lo spazio
fisico e geografico entro cui la vicenda umana è venuta dipanandosi, ricostruisce la fitta trama di rimandi fra le
forme antropiche e le forme naturali come testimonianza pregnante dell’intenso
rapporto intrecciato dall’uomo con l’ambiente, attraverso i secoli e nelle loro
reciproche influenze.
La
consapevolezza che l’inscindibilità del legame fra le espressioni dell’uomo e
quelle dell’ambiente esige un giudizio storico unitario e richiede quindi
omogeneità di intenti nelle attività di conoscenza e di interpretazione,
indispensabili a qualsiasi dimensione progettuale ed operativa, è perciò alla
radice stessa di una concezione della storia del territorio come risorsa alla
quale attingere per valorizzare la realtà presente e fondare le trasformazioni
future.
Questa
presa di coscienza continua a rappresentare l’elemento-guida di una complessa
lettura del processo evolutivo territoriale, al cui punto terminale si pongono
come collettori di testimonianze e come mediatori proprio i musei.
Sempre
più spesso, la progettazione museale si occupa e si preoccupa di far sì che le
aree, sottoposte senza tregua a processi incalzanti di urbanizzazione e di
sviluppo (o di spopolamento come nel Molise), mantengano i caratteri originari
e conservino la propria memoria per contrastare i fenomeni inarrestabili di
omologazione, di abbandono, di scadimento qualitativo.
In
altri termini, si potrebbe sostenere che il museo tout court, non importa in quale
veste esteriore, fornisce elementi di conoscenza perché si utilizzano i
caratteri propri del territorio per garantire una migliore vivibilità a chi vi
abita. Vi si mettono in evidenza gli elementi di specificità storica e di
pregio ambientale che daranno vita a nuove opportunità di frequentazione, di
occupazione, di uso e di manutenzione dei contesti territoriali.
“L’idea di una preservazione e
valorizzazione complessiva ed integrata delle testimonianze di cultura e natura
intorno alla metà degli anni ottanta si intreccia strettamente e
inevitabilmente con le politiche di protezione delle risorse e delle componenti
naturali del territorio, trovando forse una delle espressioni più compiute e
come tale autentico enunciato di una musealizzazione oltre il museo nei piani
paesistici affidati dalla normativa alle regioni. Si consolida così una tutela
integrale del paesaggio che attraverso un’analisi multidisciplinare del
territorio, prende in esame simultaneamente non solo le caratteristiche
paesistiche e ambientali ma anche le tracce della presenza dell’uomo, inserendo
il patrimonio archeologico, architettonico, storico-artistico,
demo-antropologico in un’unica e coerente linea interpretativa.
L’esternalizzazione del museo e i principi di
una conservazione globale sono dunque le naturali premesse della nascita di una
museografia all’aperto, scevra da vincoli strutturali, che nelle prime
realizzazioni si declina secondo
sfumature diverse, ma comunque tendenti a coagularsi intorno ad una sorta di
bipolarismo fisionomico, con non pochi ibridi e forme intermedie.
Il
primo modello dell’ecomuseo, per dirla
con Giovanni Pinna, è l’espressione di una comunità attraverso la
musealizzazione attiva delle componenti storico-antropiche e naturali del
territorio in cui essa è insediata.
Questo
modello privilegia come campo di osservazione principale la matrice ambientale,
analizzata attraverso i suoi connotati originali e soprattutto nelle sue
molteplici connessioni antropiche che derivano dal diuturno interagire delle comunità
umane sulla natura e dalle modificazioni introdotte dall’uomo su di essa,
specialmente nel corso delle attività produttive e di sussistenza.
All’altro
capo, ma non in contrapposizione, sta l’idea del museo diffuso che
sembra rispondere piuttosto alla logica di collegare fra loro in prospettiva
storica o paesaggistica una serie di testimonianze eterogenee della cultura
materiale ed artistica dell’uomo, di specificità territoriali, di elementi ed
emergenze naturalistiche disseminate all’interno di un territorio, esaltandone
i legami di senso e restituendo loro unità di spazio e di tempo.
Oggi,
nelle fasi del processo che ci ha portato a conquistare uno spazio museografico
più ampio e complesso, facendo sedimentare nell’opinione comune il concetto di una
musealizzazione allargata ove il passato e il presente si saldano con il futuro
in un continuum spazio-temporale, si affaccia ineludibile il problema di come
costruire una comunicazione efficace ed adeguata per queste nuove forme di
museo.
Perché
il museo “intra muros” o “open air” serba sempre intatto, né dovrà mai
accettare che gli sia sottratto, il compito fondamentale di essere costruttore,
interprete e trasmissore di identità. (cfr. Fiamma Lenci)
SCHEDA
Ecomuseo del Grano Sant’Anna
“Intra muros” e “open air”
Il
sentire diffuso della Comunità di Jelsi,
la sensibilità stratificata nel senso comune chiede per la Festa del
Grano di Sant'Anna uno spazio permanente, dentro e fuori “le mura” perchè “La
Festa è la rappresentazione del mondo
'come vorremmo che fosse' ”: è il sogno, il desiderio, la meraviglia. Lo spettacolo della festa è quello che
fa alzare lo sguardo, che ci mette di fronte a cose mai viste, più grandi di
noi, meravigliose. Su questi pensieri, per 200 anni e più, i traglieri, i
comitati Sant’Anna, la Comunità, hanno ideato e messo in scena centinaia di
spettacoli 'en plein air': sempre diversi perché diversa era l'occasione di
festa o di celebrazione, di incontri , ricorrenze o progetti speciali. Ma
sempre 'a cielo aperto”.
Ecomuseo del Grano Sant’Anna
Modello operativo
Si
ritiene utile per Jelsi utilizzare un modello aperto, flessibile ed integrabile,
che in maniera progressiva accolga e interfacci in un rapporto fattivo di
osmosi reciproca, con particolare rilievo alle opere in grano, tre tipologie museali :
-
Museo
Tradizionale
L’Amministrazione Comunale di Jelsi ha individuato nello storico Edificio
Scolastico da recuperare spazi e luoghi vocati a un ambito museale.
Consolidando e rilanciando esperienze come Il Museo della Traglia
all’Annunziata, la Vetrina che Racconta, l’arredo sacro in grano della Chiesa
Madre.
-
Museo
Aperto
L’intero
territorio di Jelsi e soprattutto il centro urbano e il borgo antico
offrono naturalmente dimensioni e architetture per Itinerari della Memoria, già
proposti all’attenzione dell’Ente, percorsi dell’ “anima”, come suggerisce il
regista Pierluigi Giorgio, legati al rapporto fecondo degli uomini e delle
donne della comunità con il territorio
-
Museo
Diffuso
Questa modalità museale oltre che inseminare di opere e
creazioni artistiche legate al grano contrade e borgo di Jelsi si apre, con
doni di carri artistici, alle altre comunità del Molise, Italiane ed Europee in
un processo dialogico, già sperimentato attraverso la Pro Loco, che unisca arte
e pace che nella loro dimensione più alta sono capaci di incontrare la “longue
dureè”, l’anima profonda, le radici culturali e spirituali dei popoli europei.