Comune di Jelsi

Provincia di Campobasso

 

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No alla guerra – dichiarazione di intenti. Delibera di Consiglio Comunale n. 5 del 18 febbraio 2003 (stralcio).

 

IL  SINDACO

 

            DA LETTURA della dichiarazione di intenti per la pace, che intende proporre all’Assemblea

 

Testo:

 

            RIAFFERMANDO la convinta adesione ai principi ed ai fini della Carta delle Nazioni Unite e della Costituzione Italiana, che escludono la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali e che impegnano il nostro Paese – e tutte le sue Istituzioni – ad operare per la pace e la giustizia nel mondo;

            ALLARMATO per il rischio che la comunità internazionale si ritrovi presto coinvolta in una nuova drammatica guerra, annunciata dal governo degli Stati Uniti contro l’Iraq;

            PREOCCUPATO fortemente per la decisione degli Stati Uniti di abbandonare la dottrina della legittima difesa per adottare quella della “guerra preventiva”, in base alla quale  la guerra all’Iraq non sarebbe che la prima di una serie di azioni militari unilaterali contro tutti i Paesi  sospettati di minacciare gli Stati Uniti;

            CONVINTO che una strategia così destabilizzante mette fine al tabù della guerra ed infligge un durissimo colpo al diritto, alla pace ed alla sicurezza nel mondo;

            SOTTOLINEANDO  come la guerra comporti sempre maggiori perdite di vite umane e di beni materiali, calpesti ogni diritto umano, produca immani sofferenze a popolazioni inermi, provochi la distruzione indiscriminata  - e sovente deliberata – di monumenti di inestimabile valore per la storia l’identità civile e religiosa dei popoli coinvolti;

            CONSAPEVOLE del fatto che una nuova guerra di queste proporzioni, rappresenterebbe un pericolo anche per noi e per i nostri interessi – per l’Italia e per l’Europa – in quanto ci esporrebbe al rischio di violenze ed azioni terroristiche; accrescerebbe i sentimenti di odio contro gli americani ed i loro alleati, allargando il fossato che separa l’occidente ed il mondo islamico; allontanerebbe ancora di più la possibilità di mettere fine al conflitto arabo-israeliano e di costruire una pace giusta e duratura nel Medio-Oriente, che è la vera priorità dell’O.N.U. e dell’Europa; indebolirebbe i cosiddetti regimi arabi moderati e bloccherebbe ogni possibile evoluzione democratica di questi Paesi;

            RITENENDO che il regime di Saddam Hussein – come tutti quelli che nel mondo si rendono responsabili di gravi violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale - vada contrastato dalle Nazioni Unite e dall’intera comunità internazionale, con i numerosi strumenti del diritto e della giustizia penale internazionale, già oggi disponibili;

ESPRIMENDO piena soddisfazione per il successo diplomatico ottenuto dalle Nazioni Unite, che ha portato il governo iracheno a accettare la ripresa incondizionata delle ispezioni sul proprio territorio;

SOTTOLINEANDO l’urgenza di rafforzare e democratizzare l’O.N.U. (unica casa comune di tutti i popoli del mondo) e tutte le altre Istituzioni  internazionali, attraverso cui occorre – finalmente – mettere in funzione un sistema di sicurezza collettiva, dotato di tutte le risorse necessarie;

RIBADENDO la necessità di operare per la costruzione di un’Europa che sia strumento di pace e di giustizia nel mondo;

RIAFFERMANDO solennemente la propria disponibilità a collaborare con le scuole e le organizzazioni della società civile, per la diffusione e lo sviluppo della cultura dei diritti umani, della pace e della solidarietà;

RICHIAMANDO il solenne impegno di pace pronunciato a Assisi, lo scorso 24 gennaio 2002, dal Papa Giovanni Paolo II e dai capi di tutte le religioni: <<Mai più violenza. Mai più guerra. Mai più terrorismo>>, fermo restando che ogni persona dovrebbe proporsi come “Costruttore di Pace”;

 

S I     C H I E D E

 

            al Parlamento Italiano il rigoroso rispetto dell’art. 11 della Costituzione della Repubblica che, testualmente, recita:

<<L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo>>;

            al Parlamento ed al Governo Italiano, all’Europa, all’O.N.U. ed a tutti i responsabili della politica nazionale ed internazionale di:

1.      svolgere un’incessante opera di mediazione, dialogo e persuasione, tesa a evitare lo scoppio di una nuova e disastrosa guerra, senza cedere alla logica dell’”ultimatum”;

2.      negare ogni forma di assenso e di coinvolgimento militare nell’organizzazione di un possibile attacco armato contro l’Iraq, non autorizzato dall’O.N.U.;

3.      esercitare ogni forma di pressione politica sul governo iracheno, affinché non ponga ulteriori ostacoli alla missione degli ispettori dell’O.N.U., impegnata promuovere e verificare il disarmo dell’Iraq;

4.      mettere fine all’embargo che da dodici anni colpisce mortalmente la popolazione irachena;

5.      mettere fine all’occupazione israeliana dei territori palestinesi; assumere tutte le misure di pressione e sanzione  - diplomatiche ed economiche – per fermare l’escalation della violenza, assicurare la protezione delle popolazioni civili e riavviare il processo di pace (due popoli, due Stati);

6.      promuovere la giustizia penale internazionale, accelerando l’insediamento della Corte Penale Internazionale;

7.      convocare, nell’ambito delle Nazioni Unite, una Conferenza ed un negoziato per l’eliminazione di tutte le armi di distruzione di massa, a partire dal Medio-Oriente e dal Mediterraneo;

8.      affrontare i conflitti e le gravi tensioni, che si concentrano in particolar modo nel Mediterraneo, con una progettualità lungimirante ed una coerente iniziativa politica, economica e culturale (unico modo per eliminare il terrorismo);

9.      dare all’O.N.U. gli strumenti necessari per garantire, senza distinzioni, il pieno rispetto di tutte le risoluzioni approvate nel rispetto della Carta e del Diritto internazionale dei diritti umani>>;

 

 

IL CONSIGLIO

 

DELIBERA

 

q       DI CONFERMARE – quale parte integrante e sostanziale del presente deliberato – e condividere pienamente il messaggio esposto, in premessa, dal Sindaco;

q       DI RIPUDIARE la guerra in conformità al suddetto articolo della Costituzione;

q       DI DICHIARARE il Comune di Jelsi (CB) “COMUNE PER LA PACE”, dandone massima diffusione tra la cittadinanza, le istituzioni dello Stato e gli organismi internazionali.

 

 

 

CHIEDE

AL SINDACO E ALLA GIUNTA

 

q       DI CONTRIBUIRE sempre più alla crescita della cultura del dialogo e della pace tra popoli diversi per storia e tradizioni: cultura della pace che non può essere tale senza il perseguimento della giustizia sociale;

 

IMPEGNA

 IL SINDACO E LA GIUNTA

 

q       A TENERE in considerazione l’appello che - contro questa guerra - si leva dalla società civile, dai giovani, dal mondo laico e religioso;

q       AD ESPRIMERE una posizione di rifiuto nei confronti dell’entrata in guerra dell’Italia al di fuori del contesto ONU: l’Italia non deve rinunciare alla sua vocazione di Paese solidale, multietnico e multireligioso, per schierarsi in prima linea in questa che rischia di trasformarsi in una guerra catastrofica e globale;

q       A PERORARE un’azione nei confronti dell’industria volta ad accelerare al più presto l’applicazione delle ricerche tecnologiche perché consentano un superamento dell’utilizzo del petrolio che è una delle maggiori cause di conflitto dei nostri tempi;

q       A RENDERE pubblica la  posizione di questo Consiglio comunale ed a sostenerla in tutte le sedi, istituzionali e non, in cui essa possa essere fatta valere per allontanare la possibilità di conflitto.